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Tra degustazioni e conferenze di esperti, 500 persone hanno celebrato per tre giorni a Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie, la “San Canuto”, o “Saint-Joint”, approfittando di questa data nata quasi per scherzo in Spagna per reclamare la legalizzazione della cannabis. “California”, “Tsunami”, Revolution”: il menu’ e’ affisso su una lavagna dietro un piccolo banco. A sei euro il grammo, i partecipanti, tutti aderenti ai club di consumatori di cannabis, hanno potuto fare i loro acquisti. Non lontano, un piccolo gruppo si e’ ritrovato intorno ad un tavolo per una degustazione, rollando delle canne o preparando delle pipe alla cannabis, prima di annotare le proprie valutazioni su delle schede. Alcuni coltivatori hanno preparato per questo incontro, cominciato venerdi’ 17 gennaio, dei campioni di marijuana accuratamente imballati in alcuni sacchetti di plastica trasparente.
Medici, biochimici ma anche una economista: alcuni esperti sono arrivati da Francia, Austria o Germania. Il loro incontro in questo raduno coincide con “San Canuto”, un ex-reale di Danimarca, martire, il cui nome in spagnolo -Canuto- corrisponde alla parola gergale con cui si indica uno spinello. “Il giorno di San Canuto e’ festa in tutto il paese e serve a rivendicare i diritti dei consumatori di cannabis”, spiega José Maria Alonso, presidente dell’Associazione di cannabis terapeutica di Fuerteventua (ACMEFUR), che ha organizzato l’incontro nel proprio club di consumatori. Pur se la legge spagnola vieta la produzione di droga dolce per poterla rivendere, nonche’ il suo possesso in luoghi pubblici, la stessa legge la tollera in base a dei precisi criteri: in privato, tra persone maggiorenni e in un ambito molto ristretto di mancanza di lucro. Alcune decine di club sono nati nel Paese, offrendo un’alternativa ai consumatori che non vogliono continuare a fornirsi sul mercato clandestino e che approfittano di una certa protezione rispetto alla legge. “Noi siamo ad un punto in cui abbiamo consapevolezza che se ci uniamo, possiamo spingere verso il cambiamento”, dice Ibaui Ateka, portavoce della federazione dei club di cannabis del Paese Basco, precisando di sperare che l’attuale andazzo giuridico sia risoluto, si’ da poter “continuare a coltivare nell’ambito dell’attuale legge”.