Pubblichiamo la traduzione in italiano del comunicato di ICEERS. Qui l’appello sottoscritto anche da Forum Droghe e Fuoriluogo.
Barcellona – La città di Barcellona è a un punto critico per quanto riguarda la sopravvivenza dei suoi cannabis social club (CSC), un modello di successo che viene replicato in altri Paesi. Negli ultimi giorni, una trentina di club hanno ricevuto notifiche dal Comune, con annunci di sanzioni che vanno da multe pecuniarie alla cessazione temporanea dell’attività, da sei mesi a due anni. Questa situazione riflette una strategia persecutoria del Comune di Barcellona, che sembra andare verso la chiusura totale di questi spazi di riduzione del rischio in città.
A gennaio, l’ICEERS ha presentato una lettera al Consiglio comunale, sostenuta da 179 esperti e rappresentanti di istituzioni di oltre 53 Paesi, in difesa del modello CSC di Barcellona, pioniera nella creazione di questo tipo di spazi di consumo condiviso. Nonostante il forte e rappresentativo sostegno internazionale e la richiesta formale di un incontro, non c’è stata alcuna risposta o apertura al dialogo da parte del Comune, che ora ha intensificato la sua persecuzione amministrativa, senza la trasparenza e il rigore che ci si dovrebbe aspettare dalle amministrazioni pubbliche.
Paradossalmente, questa situazione coincide con l’apertura del primo cannabis social club con piene garanzie legali in Germania. Contemporaneamente, a Barcellona, vengono emessi ordini di chiusura, mostrando una significativa battuta d’arresto nelle politiche locali sulle droghe, allineate con approcci proibizionisti che lo stesso partito al governo aveva rifiutato solo pochi anni fa.
Fattori strutturali
Il contesto attuale presenta una combinazione di fattori strutturali e circostanziali che complicano ulteriormente la situazione dei cannabis club a Barcellona. Sebbene esistano più di duecento associazioni di questo tipo in città, il tessuto di attivisti è stato smembrato a causa di anni di repressione poliziesca e giudiziaria, dell’assenza di sostegno da parte dell’Agenzia di Salute Pubblica di Barcellona e dell’irruzione di attori con interessi commerciali. Questa situazione è stata aggravata dall’arrivo di leader politici come Albert Batlle, la cui carriera è stata caratterizzata da una visione conservatrice e proibizionista.
Nel frattempo, il modello di Barcellona è servito da ispirazione in altre parti del mondo, dove viene apprezzata la sua attenzione alla riduzione del danno e all’autocoltivazione regolamentata. In paesi come l’Uruguay, il Sudafrica, Malta e la Germania, questi spazi operano già in un quadro giuridico. A Barcellona, tuttavia, il movimento sembra regredire, poiché la recente strategia comunale minaccia di smantellare questo modello progressista. La comunità internazionale è quindi preoccupata per le azioni del consiglio comunale guidato dal sindaco Jaume Collboni del Partito Socialista della Catalogna.
L’ICEERS sostiene politiche sulle droghe che rispettino i diritti dei consumatori e siano basate su prove scientifiche. Secondo la loro esperienza, questa misura non solo influirà negativamente sui CSC, ma potrebbe anche aumentare l’insicurezza e il mercato non regolamentato, contravvenendo ai principi della salute pubblica e dei diritti umani.
Un esempio per il mondo
Òscar Parés, vicedirettore dell’ICEERS, ha dichiarato: “L’attuale strategia del Comune di Barcellona non solo minaccia l’esistenza dei CSC, ma mina anche più di due decenni di progressi nella creazione di un modello autoregolato e sicuro che è servito da esempio per il mondo. Chiediamo al Consiglio comunale di riconsiderare la sua posizione e di optare per un approccio al dialogo più basato su dati concreti.
L’ICEERS invita il Consiglio comunale di Barcellona a riconsiderare la propria posizione e ad aprire un dialogo costruttivo che permetta di sviluppare politiche sulle droghe più eque ed efficaci. Per il bene della salute pubblica, è importante riconoscere il valore dei CSC e lavorare insieme per un futuro in cui i diritti dei consumatori siano rispettati, siano messe in atto misure di riparazione e di equità sociale e le politiche pubbliche siano basate su prove scientifiche, garantendo così il bene dei cittadini nel loro complesso.
I social club non solo forniscono un ambiente sicuro per il consumo di cannabis, ma educano anche i membri a un uso responsabile e riducono i rischi associati al mercato non regolamentato. La chiusura di questi centri potrebbe portare a un aumento del consumo incontrollato, con maggiori rischi e adulterazioni, e senza supervisione, aggravando anziché mitigando i problemi di salute pubblica. Come è già stato dimostrato, un approccio collaborativo tra le autorità e le associazioni stesse può stabilire un modello sostenibile e rispettoso dei diritti che può servire da riferimento per altre città.”