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Il parlamento norvegese ha invitato il governo, con un voto bipartisan, a cambiare strada aprendo alla decriminalizzazione dei consumi di droghe. Il Partito laburista, i conservatori, la sinistra socialista e i liberali hanno sostenuto la proposta che rompe di fatto il fronte scandinavo, storicamente arroccato sul proibizionismo più intransigente. Con una larghissima maggioranza (133 sì su 175 seggi totali) il parlamento norvegese ha approvato le disposizioni che impegnano il governo nazionale a procedere alla riforma delle attuali normative in tema di droga.

Si sono accavallate le dichiarazione politiche a sostengno della svolta, che pone in primo piano il trattamento delle tossicodipendenze rispetto alla repressione penale. Sveinung Stensland, vice presidente della Commissione Salute del Parlamento ha dichiarato alla pubblicazione norvegese VG: “È importante sottolineare che non legalizziamo la cannabis e altri farmaci, ma decriminalizziamo solo. Il cambiamento richiederà del tempo, ma ciò significa una visione diversa: chi ha un problema di abuso di sostanze dovrebbe essere trattato come malato, e non come criminale con sanzioni classiche come multe e reclusione“. A febbraio prossimo i membri della Commissione Salute si recheranno in Portogallo comprendere come il paese lusitano ha applicato la propria efficace politica di depenalizzazione.

Nel 2014, secondo gli ultimi dati disponibili, in Norvegia sono morte 266 persone per cause correlate all’uso di stupefacenti. Se contiamo che i cittadini norvegesi sono poco più di 5 milioni, il dato (10 volte superiore a quello italiano) rende evidente il fallimento delle politiche repressive tanto care ai paesi scandinavi. Alcune città, come Bergen e Oslo hanno potuto applicare dal 2006 programmi che prevedevano la sostituzione delle pene detentive con programmi di trattamento per i tossicodipendenti, oggi estesi a tutto il paese. La riforma prenderà spunto da queste esperienze, che non sono tutto rose e fiori come ha commentato sull’Huffington Post un po’ di tempo fa Ester Nafstad, leader di NORML Norvegia.

Ma risulta evidente l’importanza del dato politico che, come detto, mette in crisi una posizione storicamente compatta dei paesi scandinavi sul tema delle droghe e fa ben sperare per una ulteriore apertura del dibattito in tutta Europa in vista dell’appuntamento di Vienna 2019.