Punire un malato per il male di cui soffre sarebbe considerato spregevole, tanto più crudele se a procurare ed aggravare il male fosse proprio chi infligge la punizione.
Eppure è quello che succede a scuola. Ma non in tutte le scuole; la nuova parola d’ordine è: prevenzione (perché prevenire è meglio che castigare) o meglio: sedazione.
Recitava la pubblicità di un noto lassativo: Non esistono bambini cattivi, ma solo bambini indisposti. Bizzarra l’idea che i problemi di comportamento dei bambini indisciplinati si potessero risolvere con la somministrazione di una purga – forse il retaggio dell’epoca in cui i comportamenti sgraditi di soggetti socialmente indisciplinati si correggevano, si curavano con l’olio di ricino.
Ma ancora oggi, i bambini in-disposti a subire le regole, spesso aberranti, dell’apparato, si considerano guasti. In altre parole (molto diverse da quelle usate per confezionare le programmazioni didattiche) si finisce con l’attribuire a chi ne è vittima la responsabilità esclusiva del proprio disagio, giungendo a medicalizzarne, in forme anche estreme, le conseguenze.
I bambini che non stanno tranquilli mentre la maestra spiega (magari cose inutili, noiose, incomprensibili…), che non stanno fermi per ore (nonostante il loro corpo, come la loro mente, si nutra del movimento), che disturbano il compagno di banco (magari per consentire alla propria residua vitalità, mortificata dall’esercizio scolastico più pedestre, di sopravvivere nelle forme di una socialità “clandestina”…) diventano piccoli ammalati, da curare precisano i medici statunitensi che ogni hanno riempiono 20 milioni e 600 mila prescrizioni pediatriche con farmaci anti-Adhd, l’attention deficit hyperactivity disorder, la sindrome, cioè, che rende i bambini ipercinetici e incapaci di mantenere l’attenzione. Una pillola ogni due-tre ore e l’alunno sta tranquillo, al suo posto.
Una formula magica suadentemente recitata negli annunci pubblicitari, in spregio alle rigide norme statunitensi che vietano di rivolgersi direttamente ai consumatori per propagandare prodotti farmaceutici che possono creare dipendenza – e gli Adhd, a base di metilfenidato (un anfetaminico), sono tra questi. Lo dimostra, tra l’altro un eloquente dato "sociale": le loro prescrizioni sono tra le più rubate; sono le droghe legali di cui si fa maggior abuso.
Ma l’industria farmaceutica fa progressi: la novità è che non saranno più necessarie due o tre somministrazioni per coprire la giornata scolastica, ma ne basterà una sola per ben sei ore. Così sulle riviste patinate appaiono foto di mamme accanto a bimbi sereni (non ancora inebetiti) e la scritta: "Una sola dose (sic!) combatte la sua Adhd per l’intero giorno di scuola".
Negli USA 10 milioni di bambini prendono psicofarmaci, 6-7 milioni sono scolari (15-20% della popolazione scolastica) ed aumenta persino la prescrizione di tali farmaci in età prescolare (2-4 anni).
I dati forniti dall’OISM (Osservatorio Italiano Salute Mentale) rivelano che le persone diagnosticate come portatori di disturbo di attenzione (AD) hanno di solito un Q.I. superiore alla media e utilizzano modalità di pensiero diverse dagli altri.
Naturalmente gli psicofarmaci ad uso scolastico sono approdati anche in Italia, nonostante sia diffuso il sospetto che, al pari di altre droghe, causino assuefazione, dipendenza e siano a rischio di abuso, predisponendo al consumo di droghe illegali in età adulta. Si teme inoltre che possa causare gravi danni fisici, neurosi e psicosi (pare siano 2.900 gli effetti collaterali noti).
Va ricordato che dopo 25 anni di sperimentazione e circa mille esperimenti compiuti in prestigiose università, non vi sono ancora prove scientifiche certe dell’esistenza della malattia che il farmaco dovrebbe curare. Per contro si è notato che i disturbi menzionati, spesso si riducono notevolmente quando gli scolari sono in vacanza o nei casi in cui si presta loro maggiore attenzione.
È la scuola in sé, sosteneva mio nonno, che assassina il bambino
Thomas Bernhard