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C’è aria tesa in quel di Amsterdam. La Sindaca Femke Halsema, criminologa e sociologa e già parlamentare per i Groenlinks (la sinistra verde olandese), sembra infatti avere intenzione di sottoporre al Consiglio Comunale la propria proposta di divieto di acquisto nei coffeeshop per i turisti.

Un intervento volto sia a limitare la “pandemia del turismo” che il “dilagante spaccio di strada“. Certo sono comprensibili i disagi per i residenti dovuti alla grande affluenza di turisti della città olandese, che però solo in parte giungono sulle rive dell’Amstel proprio per consumare liberamente cannabis nei 166 coffee shop rimasti ad Amsterdam (negli anni 90 avevano raggiunto il numero di oltre 300).

Halsema ha recentemente confermato di volere andare avanti sulla sua proposta, ritenendola l’unica opzione per riprendere il controllo sul mercato della cannabis. Come riporta Dutch News, Halsema ha riferito infatti ai consiglieri comunali che c’è una “preoccupante interdipendenza” tra il commercio di droghe leggere e pesanti e che “il denaro del lucrativo commercio di cannabis viene poi dirottato nelle droghe pesanti“. Secondo la Sindaca molti dei maggiori problemi della città sono alimentati dal mercato della cannabis: “dai fastidi causati dal turismo della droga a gravi crimini e violenze“. Halsema considera il divieto ai non residenti anche “un primo passo verso la regolamentazione”.

Un intervento però che sembra essere controproducente. “E’ una ricetta per il disastro” commenta a Fuoriluogo Tom Blickman, ricercatore del Transational Institute di Amsterdam: “ci sono certo problemi legati alla “pandemia del turismo”, ma dare la colpa esclusivamente ai coffeeshop non è corretto. Se si volesse realmente diminuire il disordine pubblico nel centro di Amsterdam, introdurre un criterio di residenza nei pub sarebbe molto più efficace, anche se io sarei contrario anche a questo.

Si tratta di una proposta che di fatto rinnega uno dei principi cardine della politica della tolleranza olandese, volta proprio a spezzare il legame esistente nel mercato illegale fra le diverse droghe. “Se si è preoccupati – continua Blickman – del dilagante spaccio di strada nel centro della città, non capisco perchè si reagisce assicurando al mercato illecito anche la cannabis da vendere ai turisti. Il sindaco presume che il criterio della residenza diminuirebbe il flusso del turismo della cannabis, ma la ricerca presentata per sostenere questo non è conclusiva. La maggior parte delle persone non viene ad Amsterdam solo per i coffee shop, ma un sacco di gente si gode la libertà di fumare indisturbata un joint”.

La proposta ha suscitato molto clamore e dibattito, anche all’interno del consiglio comunale e in particolare nei tre partiti della coalizione che si sta formando dopo le recenti elezioni. “Tenterà i più giovani… per guadagnare soldi e questo non è quello che vogliamo“, ha detto al Parool la consigliera dei GroenLinks Imane Nadif. Sofyan Mbark invece, portavoce del PvdA, ha dichiarato allo stesso giornale olandese che il suo gruppo consiliare, il più consistente dopo le elezioni di marzo, sarebbe disposto a sostenere la norma sul divieto ai turisti solo se ci fosse la capacità di farla rispettare, “e questo non è attualmente il caso“.

Certo è che, anche per le evidenze provenienti dalle esperienze di altre città olandesi e degli stati che hanno legalizzato, se il fine è prendere in mano il mercato della cannabis e garantirne il controllo, parrebbe più sensato accelerare sulla legalizzazione del backdoor, che garantirebbe l’emersione di tutta la filiera e quindi permetterebbe anche di evitare che i proventi della produzione e vendita rimangano in larga parte nel circuito illegale, piuttosto che un allargamento della sfera illegale che sfuggirebbe come ben sappiamo a qualsiasi controllo. Ma la legalizzazione del backdoor non è fra le facoltà dei sindaci olandesi, essendo di competenza del governo centrale che ha avviato una discussa sperimentazione alcuni anni fa.

Non tutto però della proposta della Sindaca Halsema è da “buttare”. Nel piano si parla infatti anche dell”istituzione di un marchio di qualità per i coffeeshop e di uno screening dell’assetto locale dei coffee shop per eliminare le mele marce e prevenire i monopoli ed aumentare gradualmente le scorte commerciali ammesse fino a una settimana di fornitura. E ancora, il piano prevederebbe la richiesta al governo nazionale per la regolamentazione legale della cannabis e di aprire e condurre il dibattito internazionale sulla regolamentazione del mercato della cannabis. Infine anche un nuovo approccio nei confronti dello spaccio in strada. Per Tom Blickman: “gli altri punti del piano sono buoni e possono essere tutti implementati senza introdurre un criterio di residenza. Sarebbe disastroso e attirerebbe ancora più manodopera nello spaccio di strada, in particolare giovani svantaggiati.” “Se il consiglio comunale sosterrà o meno la Sindaca non è chiaro, ma in Olanda un Sindaco può ignorare il consiglio su questioni di ordine pubblico. Tuttavia – conclude – lei stessa ha detto che vuole l’appoggio del consiglio. Vedremo.”