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Ulteriore conferma della falsità di un mito proibizionista, quello che la regolamentazione legale dell’uso della cannabis per uso medico o ricreativo aumenti la diffusione della sostanza fra gli adolescenti, viene da un articolo recentemente pubblicato da Jama.

Secondo un team di ricercatori di 4 università USA (Montana State University, University of Oregon, University of Colorado e San Diego State University) “coerentemente con i risultati dei precedenti studi, non vi sono prove che la legalizzazione della marijuana medica incoraggi l’uso della marijuana tra i giovani. Inoltre, le stime… hanno mostrato che l’uso di marijuana tra i giovani può effettivamente diminuire dopo la legalizzazione a fini ricreativi. Quest’ultimo risultato è coerente con le scoperte di Dilley et al e con l’argomentazione che è più difficile per gli adolescenti ottenere marijuana poiché gli spacciatori vengono sostituiti da dispensari autorizzati che richiedono la prova dell’età”.

I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dagli Youth Risk Behavior Surveys (YRBS) dal 1993 al 2017. Questi sondaggi sono somministrati ogni due anni agli studenti delle scuole superiori statunitensi (gradi 9-12) e sono utilizzati dalle agenzie governative per tenere traccia delle tendenze degli adolescenti nei comportamenti alimentari, attività sessuale e uso di sostanze

Se non vi sono particolari variazioni di consumo negli Stati che hanno solo legalizzato l’uso medico della cannabis, in quelli che hanno regolato l’uso ricreativo per gli adulti la diminuzione è consistente: una media di -8% nell’uso sporadico, -9% nell’uso frequente (almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni) fra gli adolescenti.

E’ la conferma di numerosi studi precedenti, già citati su queste pagine. Ed è la conferma di come quando si sostituisce un mercato liberissimo – come quello delle droghe illegali – con uno regolato le sostanze siano meno accessibili a chi non è autorizzato ad usarle. Senza dimenticare il venir meno dell’effetto tabù, e quindi del fascino del proibito che attira i giovani verso il consumo.