Tempo di lettura: 2 minuti

Sono sempre piu’ numerose le persone dipendenti da oppiacei che accedono a una terapia medica per cercare almeno la stabilita’. “Calcoliamo che siano attorno ai diecimila i pazienti in terapia sostitutiva: 7.000 a Vienna e circa 3.500 nei Laender. Purtroppo non superano il centinaio l’anno coloro che riusciamo a rendere “astinenti” -e di questi non tutti resistono nel tempo”. Lo sostiene il responsabile viennese per le politiche sulle droghe, Alexander David. Nel frattempo, nella capitale ci si pone il problema di come agire con coloro che proprio non riescono a fare a meno dell’iniezione intravenosa.
A Vienna si mira non solo ad assistere il maggior numero possibile di consumatori di oppiacei, ma anche ad avere la migliore visione d’insieme. David, che da medico nel 1985 ha fornito i primi farmaci sostituivi ai dipendenti da oppiacei, spiega: “A Vienna contiamo tutte le ricette, per lo piu’ rilasciate dai medici “d’ufficio”; in questo modo riusciamo a valutare bene il numero dei pazienti”.

“Nessun dubbio sul trattamento”
Non ci sono piu’ dubbi, ormai, sulla bonta’ dei trattamenti di sostituzione. Ne sono convinti sia David, sia il coordinatore Michael Dressel. Quest’ultimo dice che nei presidi vengono adottate diverse misure per ridurre i danni; ad esempio lo scambio di siringhe. “In tutt’Europa e’ stato dimostrato che la’ dove esistono programmi di sostituzione delle droghe, si riduce notevolmente il tasso della criminalita’ per entrarne in possesso”. E anche se i rapporti di polizia sui morti per droga spesso citano come causa uno dei farmaci ritardanti l’effetto della morfina, secondo Dressel la realta’ e’ un’altra: “La maggioranza dei morti per droga non si trovava in trattamento”. David: “Di solo Substitol (morfina ritardante usata nei presidi) non si muore. Gran parte delle vittime muore per un mix di oppiacei, sonniferi, che sono le benzodiazepine, e alcol. Spesso hanno un effetto additivo, ma possono anche potenziare gli effetti”.
Nel 2007, il ministero della Sanita’ varo’ due provvedimenti che, per la prima volta, regolamentavano a livello nazionale la terapia di sostituzione e una specifica qualificazione dei medici. Allora ci fu un dibattito molto agguerrito e ancora oggi si cerca di capire come migliorarli. Dressel: “Nel complesso qui siamo abbastanza soddisfatti dei due provvedimenti, soprattutto perche’ consentono di controllare meglio la distribuzione delle sostanze sostitutive. Ma in altre Regioni la situazione appare un po’ diversa. In certi Laender l’accesso alle terapie ha subito un ridimensionamento drastico perche’ i medici non se ne occupano piu’. “Diversamente da Vienna, sono poche le Regioni che erogano un onorario extra ai medici che assistono i pazienti drogati.
Se alla fine del 2006-inizio 2007 le nuove regole erano state accolte con grosse riserve, oggi nella capitale si respira una moderata soddisfazione, benche’ si lamenti l’eccessiva burocrazia e si preferirebbe avere piu’ liberta’ di scelta coi farmaci da usare. Comunque il responsabile Alexander David ha in mano i dati che smentiscono i timori espressi allora, ossia che una buona parte dei farmaci di sostituzione sarebbe finita nel mercato nero. Il confronto: nel novembre 2006 -dunque prima- si registrarono 1.673 prescrizioni permanenti con “assunzione controllata” (di solito davanti al farmacista), in 3.249 casi la distribuzione avveniva una volta la settimana, in 652 casi due volte la settimana e per 1.002 pazienti si seguivano modalita’ diverse. Nel maggio 2007 -con le nuove regole- i casi d’assunzione sotto controllo diretto sono stati 3.699, quelli con una distribuzione settimanale 2.575 e 282 a distribuzione bi-settimanale; solo 571 con modalita’ differenti.