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(Notiziario Aduc) Nel provvedimento di fermo i procuratori aggiunti di Palermo Giuseppe Pignatone e Guido Lo Forte, che hanno coordinato le indagini (‘old bridge’) dei pm Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, Roberta Buzzolani, Nino Di Matteo e Domenico Gozzo sui nuovi rapporti tra mafia siciliana e americana, ricordano che le principali indagini condotte fin dagli anni ’80, sugli insediamenti mafiosi negli Stati Uniti e sui collegamenti con i gruppi criminali operanti in Italia, avevano avuto come luogo di riferimento sempre New York.
Numerose le indagini, dalla “Pizza Connection” ad “Iron Tower”, da “Busico”, che in Italia tocco’ Bagheria, Taranto, Napoli e Sarno, a “Lasima” e “Adamita-Romano”, che riguardarono gli Stati della California e del New Jersey e Palermo, la Calabria, la Campania.
I nuovi viaggi cominciarono dal 26 novembre 2003 e furono rilevati nell’ambito delle indagini dirette alla cattura di Provenzano, l’inchiesta della Dda “Grande mandamento”: a partire per primi furono Nicola Mandala’ e Giovanni Nicchi, due giovani emergenti, rispettivamente di Villabate e Pagliarelli.
Nicchi, figlioccio di Nino Rotolo e ancor oggi latitante, all’epoca aveva solo 22 anni e ando’ con Mandala’ a New York, rimanendovi fino al 7 dicembre. Pochi giorni dopo, il 23 dicembre 2003, erano partiti Giuseppe Inzerillo, figlio di Santo, vittima della lupara bianca nel 1981, e Salvatore Greco.
Il mese successivo, il 22 gennaio 2004, a Toronto erano andati l’anziano Filippo Casamento, ‘scappato’ ed ex capo della famiglia di Boccadifalco, e Giovanni Inzerillo, figlio di Totuccio: Casamento era passato dal Canada solo per entrare, sotto falso nome, negli Usa e per riunirsi ai propri familiari; Giovanni Inzerillo aveva ritrovato invece il cugino Giuseppe ed assieme i due erano tornati a Palermo.
In Canada, il rampollo del boss aveva incontrato mafiosi di origine italiana, Michele Modica e Michele Marrese. Infine, il 18 marzo 2004, era tornato a New York Nicola Mandala’, accompagnato da un altro presunto mafioso di Villabate, Ezio Fontana. Prima di partire, osservano gli investigatori della Squadra mobile di Palermo, c’erano stati intensi contatti telefonici e riunioni tra esponenti mafiosi di rilievo: un vero e proprio summit tenuto tra i vertici delle famiglie di Torretta, Carini e Passo di Rigano, incontri separati e singoli tra Mandala’, Nicchi e altri boss, di Passo di Rigano, Boccadifalco e Roccella.

“Cio’ va ad avvalorare l’ipotesi -scrivono gli inquirenti nel fermo- che il viaggio fosse stato organizzato in nome e per conto di piu’ famiglie mafiose palermitane associatesi nell’occasione, per la conclusione di un redditizio affare da portare avanti negli Stati Uniti, che poteva essere quello dell’acquisto di una ingente partita di droga”. Secondo quanto emerso gia’ nel “Grande Mandamento”, Mandala’ aveva acquistato due chili di cocaina, ma per conto terzi: “Non sono soldi nostri”, aveva detto alla propria compagna, Tiziana Messina, specificando poi che la partita completa comprendeva 500 chili di stupefacenti. Punto di riferimento sarebbe stato Alessandro Mannino che, attraverso i canali statunitensi, avrebbe gestito “un ingente traffico di sostanze stupefacenti”.