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Sulla scia delle innovazioni strutturali annunciate lo scorso anno, la relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia per il ’98 si sforza di rielaborare i dati forniti dai diversi ministeri, nel tentativo di fornire un quadro d’insieme del fenomeno. Quest’anno essa fornisce anche il prospetto dei finanziamenti erogati dal Fondo antidroga e una prima rilevazione di dati richiesti alle regioni, che risulta però ancora molto frammentaria. L’obbiettivo del documento, dichiarato nell’introduzione della Ministra Livia Turco, è di “caratterizzarsi (…) come occasione di dibattito, di confronto e di verifica sull’andamento del fenomeno delle tossicodipendenze e su come approntare i necessari adeguamenti normativi ed organizzativi per contrastarlo”. Ma ciò che purtroppo ci sfugge è proprio il reale andamento del fenomeno. La stessa relazione lamenta come ancora troppo carente la rilevazione dei dati. I decessi droga-correlati, per esempio, nel 1998 sono stati 1076 (1160 nel 1997). Non vengono però rilevati come tali i decessi indirettamente correlati al consumo di droghe, e anche le morti per overdose sono poco indagate. Su questo tema il Ministero della Sanità ha commissionato una ricerca, relativa agli utenti dei Sert, i cui primi risultati saranno disponibili nel 2001. Quando potremo finalmente disporre dei risultati di questo, e di altri studi di valutazione, il confronto sull’efficacia delle politiche risulterà meno fumoso e ideologico. Per il momento dobbiamo accontentarci delle cifre forniteci dai ministeri, che comunque dicono molto sui necessari “adeguamenti normativi”. Nel 1998 risultano in carico presso i Sert 137.657 utenti, valore molto simile a quello del 1997. Tra questi assoluta è la prevalenza del consumo di eroina (85,6%), mentre diminuisce l’incidenza dell’infezione da Hiv. In assenza di ricerche sociali su campioni significativi dell’intera popolazione, non siamo in grado di conoscere il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti, né i diversi modelli consumo. I dati dei Sert riguardano infatti un determinato tipo di consumatori, in genere solo quelli più problematici. Non è una carenza di poco conto per un’effettiva conoscenza del fenomeno droghe, certamente non riconducibile alla sola problematica della tossicodipendenza. Comunque, sulla base di progetti promossi dall’Osservatorio europeo, relativi al consumo di eroina si può ipotizzare che in Italia circa 300.000 persone abbiano provato almeno una volta nella loro vita questa sostanza, e che solo il 58% degli usuali consumatori sia stato in contatto con i servizi pubblici. In occasione della presentazione della relazione alla stampa molto si è scritto sull’emergere delle nuove droghe e sul tramonto di quelle vecchie: queste stime indicano al contrario come sia ancora “corposo” il consumo delle droghe “tradizionali”. Sulle nuove droghe, non essendoci, come si è detto, ricerche sociali su larga scala, poco può dirsi dell’entità del consumo, e un po’ superficiali e di maniera appaiono le letture del “disagio” che si nasconderebbe dietro il loro uso. Varrebbe invece la pena di trasferire anche da noi le linee guida sui “rave sicuri” di cui parla l’Osservatorio europeo, a cui si accenna anche nella relazione. Per la prima volta la relazione ha un intero capitolo dedicato alla riduzione del danno. E’ un significativo passo in avanti, anche se rimane in ombra il rapporto tra contenimento del danno, integrazione sociale e riduzione dell’illegalità. Aldilà delle buone intenzioni dichiarate di “delineare strategie di contrasto che superino i modelli basati esclusivamente sulla repressione e la punizione”, i dati indicano chiaramente come le nostre politiche siano a tutt’oggi ispirate dall’approccio repressivo. La cui filosofia è surrealmente espressa nella descrizione che la Marina fornisce del proprio programma di “prevenzione” Drug Testing Program: “attraverso il riscontro di laboratorio di un campione di urina (si vuole) esercitare un incisivo effetto dissuasivo verso il contatto con sostanze stupefacenti..” Vediamo più da vicino come funziona l’apparato punitivo/dissuasivo: delle 210.345 segnalazioni di “tossicodipendenti” ai Prefetti, il 62,3% riguarda il consumo personale di sostanze leggere. Il numero di detenuti tossicodipendenti è 13.567, analogo a quello del 1997, il 28,53% della popolazione carceraria. In costante aumento è la percentuale di detenuti stranieri tossicodipendenti. Per quel che riguarda i minori caduti nelle maglie della Giustizia minorile il 63,9% consuma cannabis, poi seguono, ma a grande distanza, gli oppiacei (17,1%). Analizzando le tipologie di reato scopriamo che ben l’80% riguarda attività di spaccio(non è dato di sapere quanti i casi di lieve entità), solo il 10% il grande traffico. Sono cifre che disegnano una realtà in cui ancora grande è la criminalizzazione del consumo e dei consumatori tout court, basti pensare alla quantità di segnalazioni legate al consumo di cannabis. Più che adeguamenti normativi urgono riforme. Ne avevamo parlato a Napoli. Ne ridiscuteremo alla prossima Conferenza, nel 2000, senza nel frattempo aver approvato alcuna modifica legislativa? Infine, una piccola curiosità: risultano ancora pendenti 123 procedimenti penali per violazioni degli articoli 75 e 76 (riguardanti il consumo). Ma il referendum non li aveva aboliti nel 1993?