Ve lo ricordate il Cioni Graziano? Quello delle persecuzioni contro i lavavetri fiorentini, divenuti per suo editto il pericolo pubblico numero 1 della città? L’assessore-sceriffo diessino alfiere della più intransigente legalità? Poco più di un anno dopo le sue crociate contro i derelitti è inciampato rovinosamente nelle pagine di quel codice penale che pareva essere la sua Bibbia. I magistrati hanno accusato il Cioni Graziano di corruzione in concorso con un altro assessore, un paio di architetti e il costruttore Salvatore Ligresti, col quale avrebbe instaurato un «rapporto corruttivo», «connotato di promesse e dazioni» da parte dell’impresa e da «atti contrari ai doveri d’ufficio» da parte del Cioni e del suo collega Gianni Biagi.
Da garantisti integrali non vogliamo anticipare giudizi sino a prova definitiva. Ma certo, appena la notizia si è diffusa, abbiamo visto i volti emaciati dei poveracci ai semafori illuminati da ampi sorrisi.
maramaldo