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Recita una nota Ansa del 12 marzo: «Due liceali di 17 anni sono stati allontanati per 15 giorni dalla scuola, il liceo classico di Fermo Annibal Caro, perché davanti ai compagni di classe preparavano una dose di eroina da iniettarsi. A denunciare il fatto al preside sono stati gli stessi alunni, e il capo dell’istituto ha quindi convocato i genitori dei due ragazzi e avvisato la polizia».
In attesa che si riunisca il consiglio di classe, che forse deciderà per l’adozione di un provvedimento più severo, il preside, Ciro Bove, si dice «profondamente amareggiato» per un gesto «forse dettato da esibizionismo». Sembra di capire che il dottor Bove legge l’episodio che ha coinvolto il suo istituto (un istituto prestigioso e di lunga tradizione) come l’ennesima bravata di un paio di bulli, purtroppo senza il corollario della ripresa con il cellulare. Eppure, la notizia Ansa riporta la dichiarazione del preside che evidenzia come i due ragazzi fossero «da tempo seguiti e monitorati, proprio perché si sapeva che avevano problemi di tossicodipendenza».
Seguiti e monitorati. Viene da chiedere se la più importante agenzia di formazione del paese, in presenza di ragazzi ritenuti in un rapporto problematico con le droghe tanto da essere definiti «tossicodipendenti», debba vedere il suo ruolo esaurirsi nel monitorare la situazione, pronta a comminare provvedimenti disciplinari. Viene da chiedersi se l’istituto prestigioso e di lunga tradizione può contare su quanto disposto dall’articolo 106 del testo unico sugli stupefacenti, che recita al comma 1: «I provveditori agli studi, di intesa con i consigli di istituto e con i servizi pubblici per l’assistenza socio-sanitaria ai tossicodipendenti, istituiscono centri di informazione e consulenza rivolti agli studenti all’interno delle scuole secondarie superiori».
Noi siamo sicuri che il Liceo Annibal Caro si sia dotato da tempo di un Cic, Centro Informazione e Consulenza, che veda la presenza fattiva di un «docente referente» in stretta collaborazione con un gruppo di «studenti animatori»; siamo certi che tale centro abbia in questi anni promosso iniziative di prevenzione e di sostegno in collaborazione con i servizi pubblici, Sert, e con le organizzazioni di privato sociale di cui le Marche sono ricchissime (ed in particolare Fermo, che ospita la sede storica di Capodarco). Siamo convinti che con l’espressione «seguire e monitorare» il preside intendesse dire che i due studenti, e le loro famiglie, sono stati affiancati nel loro crescere, e che il loro problema sia stato affrontato da quel consiglio di classe che oggi viene chiamato ad adottare provvedimenti più severi. Ne siamo certi. Perché, se così non fosse, viene da chiedersi che senso ha espellere i due ragazzi, se non quello – a fronte dell’inadempienza di quanto stabilito dalla legge – di certificare il ruolo esclusivamente sanzionatorio del mondo adulto. Il mercato dell’eroina, come sanno bene gli esperti delle forze dell’ordine, alimentato dalla straordinaria produzione dell’oppio afgano, vive una straordinaria vitalità: gli operatori dei servizi pubblici e privati registrano un aumento considerevole dei giovanissimi consumatori, anche per via iniettiva. Prima che si ricominci a parlare di emergenza, interroghiamoci se tutte le istituzioni, scuola compresa, stiano svolgendo il compito loro affidato dalla legislazione. In caso contrario, non restano che i 15 giorni di sospensione, in attesa di provvedimenti più severi.