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L’ayahuasca è una di quelle droghe che dimostrano lo straordinario impegno che l’umanità ha dedicato alla ricerca di piante psicoattive. Richiede infatti di mettere insieme due piante diverse, una (in genere la “Psychotria viridis”) che contiene un principio allucinogeno (la dimetiltriptamina o Dmt) e un’altra (in genere la “Banisteriopsis caapi”) che contiene una sostanza (armalina) capace di impedire che la Dmt sia distrutta prima di arrivare al cervello. Nessuna delle due piante, presa da sola, ha effetti psicoattivi degni di nota, e come si sia arrivati a scoprire una simile combinazione è uno di quei misteri che rendono così affascinante l’etnofarmacologia. L’ayahuasca è una bevanda preparata in diversi modi, anche con l’aggiunta di altri ingredienti, dagli sciamani di molti popoli amazzonici, e usata a scopo divinatorio, come mezzo di comunicazione con gli spiriti e come medicina.
Il suo uso è stato studiato da P. Naranjo, M. Dobkin de Rios, R. E. Schultes, e molti altri. Quando ancora si favoleggiava di una sua capacità di mettere le persone in contatto telepatico, A. Ginsberg e W. Burroughs partirono alla sua ricerca (“Le lettere dello yage”, ed. SugarCo 1967).
L’uso di questa droga ha permeato profondamente la cultura delle diverse tribù che la usano, fino a dare origine a una vera e propria religione, con diverse “confessioni”. È soprattutto importante la religione brasiliana del Santo Daime, che ha fatto molti adepti anche in Nordamerica e Europa.
Se tutto questo vi incuriosisce, non lasciatevi sfuggire l’interessante libro di Walter Menozzi Ayahuasca. La Liana degli Spiriti, Franco Angeli, 316 pagine, 26,50 euro) che presenta in dettaglio la storia e i riti dell’Ayahuasca con attenzione speciale al Santo Daime.