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In questi mesi alcuni nostri lettori ci hanno scritto per dirci che c’era troppo silenzio, che anche noi non stavamo facendo abbastanza perché la legge-golpe sulle droghe venisse tempestivamente abrogata – come da programma – e si mettesse mano a un testo finalmente capace di sottrarre davvero al penale consumi e consumatori. In realtà, avevamo solo – credo con buon senso – dato e preso tempo perché il governo potesse elaborare e organizzare la propria linea di intervento, nella complessità tanto del confronto interno alla maggioranza quanto della gran mole delle questioni urgenti e brucianti ereditate dal governo di centrodestra. Non era uno sconto aprioristico a un “governo amico”, insomma: del resto, sulle droghe, abbiamo imparato che è dura dire di averne mai avuto davvero uno … E c’era anche bisogno di aggiornare il confronto con la vasta rete nazionale di tutti i soggetti che con noi si erano mobilitati negli anni precedenti, verificare come andare avanti insieme. Oggi, a sei mesi dalla nascita del governo di centro sinistra, crediamo che riprendere la mobilitazione per una decisa riforma della legislazione su droghe e dipendenze sia un atto necessario affinché quel programma politico – che molto deve alla tenacia e all’intelligenza di ormai dieci anni di movimento – trovi una via per uscire dalla litania delle promesse rinviate. Riprendiamo allora la mobilitazione attorno a un testo – la cosiddetta legge Boato – che è quello attorno a cui, fino ad oggi, ci pare essersi formato un consenso allargato e a più riprese partecipato, fin dalla discussione alla conferenza di Napoli del ’97, passando per tutti i momenti della battaglia di questi anni. Una legge che per questo chiamiamo “di movimento”, sebbene scritta da valenti giuristi e già firmata da molti parlamentari, ma certo una legge “dal basso”, fatta da operatori e consumatori, da amministratori e da giuristi, da associazioni e comunità, attorno a un cuore che si chiama depenalizzazione del consumo, di tutti i consumi personali, uscita dal penale per entrare in un sociale, in un welfare, potenziato, rinforzato, valorizzato. Fuori dal penale, anche, per uscire dal blocco dell’innovazione, nei servizi come nelle metodologie di intervento, che hanno prodotto negli ultimi anni una irresponsabile inadeguatezza delle risposte offerte a un mondo in continuo cambiamento.

Ripresa della mobilitazione vuol dire anche non correre il rischio di lasciare una partita così importante in mano alle dinamiche dei partiti e del palazzo, che non devono erodere impegni e buona volontà di chi pure, dentro il governo, sul programma vuole lavorare. La vicenda della modifica della dose di principio attivo della canapa prevista nelle tabelle della Fini Giovanardi, deve farci riflettere e preoccupare. Forum Droghe non ne ha mai fatto un proprio obiettivo, era per noi davvero troppo poco, e sviante. Tuttavia avevamo considerato un buon test il fatto che, alla fine, tre ministri di diverse aree politiche avessero apposto la loro firma congiuntamente. Purtroppo, la lettera dei 51 parlamentari della maggioranza alla ministra Turco, i contenuti con cui questa decisione è stata attaccata, ce la dicono lunga non solo sulle difficoltà politiche di mettere all’ordine del giorno l’abrogazione della Fini Giovanardi e la discussione su una legge di depenalizzazione, ma prima ancora sul rischio che, a sinistra come a destra, i temi caldi della droghe sfuggano al dibattito nel merito – pur complesso – per diventare merce di uno scambio politico che ha altre poste in gioco. Fare movimento, allora, significa mettere al centro del tavolo le droghe, i consumatori, il miglioramento di politiche e leggi per una minor sofferenza sociale e individuale, questo e non altro. Lo diciamo da sempre, e ancora, noi; l’hanno scritto nel programma politico loro.