Tempo di lettura: 3 minuti

Il sottosegretario Carlo Giovanardi, che si è appassionato al ruolo di alfiere della war on drugs all’amatriciana, ha lavorato alla preparazione della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, convocata a Trieste per il 12 marzo, nella più assoluta clandestinità e con il mancato coinvolgimento dei principali attori della politica delle droghe; con una programmazione blindata delle sessioni tematiche, senza spazi di dibattito aperto ai partecipanti; soprattutto con l’assenza di un confronto reale sulla legge punitiva approvata nel 2006 e con la censura assoluta della riduzione del danno.

Purtroppo questa impostazione provinciale di “tolleranza zero” non si ferma all’interno dei nostri confini ma tenta di affermarsi in sede internazionale. Come aveva anticipato Grazia Zuffa sul Manifesto del 18 febbraio, l’Italia ha rotto l’unità del fronte europeo in sede di negoziati sulla bozza di dichiarazione politica che dovrebbe chiudere il prossimo meeting Onu di Vienna. Il documento, destinato a essere approvato l’11 e 12 marzo dai governi di tutti i paesi del mondo, traccerà le linee della politica globale sulla droga a partire da un bilancio sulle scelte fallimentari decise all’assemblea generale di New York nel 1998. Oggi siamo in grado di documentare l’azione intrapresa dal Governo italiano, pare d’intesa con Antonio Costa: che dal canto suo sta brigando per avere un prolungamento fino al 2010 del suo incarico di Direttore dell’Unodc, l’Agenzia antidroga delle Nazioni Unite.

Ecco la cronistoria del sabotaggio: l’11 febbraio l’Italia, nell’incontro del coordinamento della Ue, afferma di non poter più condividere la posizione comune europea a sostegno della riduzione del danno nel difficile negoziato con gli Usa, la Russia e il Giappone. Il 12 febbraio l’ambasciatore Gianni Ghisi invia una lettera formale all’ambasciatore Ivan Pocuch della Repubblica Ceca (presidente di turno dell’UE). In essa confessa che “ la nostra delegazione ha illustrato la sua posizione riguardo il termine riduzione del danno seguendo specifiche istruzioni provenienti da Roma”; e aggiunge, per non dare adito a dubbi: “ più specificamente noi temiamo che il termine potrebbe creare ambiguità o legittimare interventi e misure non accettabili per la posizione italiana”. Quali sono i timori che hanno portato ad un voltafaccia spudorato cercando di costituire un asse con la Svezia (noto paese proibizionista che tuttavia aveva accettato la posizione comune, pur esprimendo dubbi)? Lo spiega Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento Politiche Antidroga in una lettera del 16 febbraio indirizzata al Coordinamento dell’Unione Europea: “il nostro paese non potrebbe accettare il termine harm reduction senza una chiara specificazione che questo non includa politiche come le injection room o la somministrazione controllata di eroina”. Facendo finta di ignorare che questi interventi sono presenti nei più importanti paesi europei e sottoposti a rigorosi studi di valutazione.

L’Italia non è sola. Lo stesso giorno anche il rappresentante del Vaticano compare per la prima volta ad una riunione informale della Cnd (Commission on Narcotic Drugs) solo per pronunciarsi contro la riduzione del danno poiché “l’uso di droga è contro la Vita”. Brucino i corpi per salvare l’anima?

Questi i fatti. La coincidenza temporale tra la riunione delle Nazioni Unite a Vienna e la Conferenza a Trieste appare non casuale. Giovanardi spera che l’esito di Vienna consacri la linea italiana e che la benedizione di Costa santifichi la legge che porta il suo nome: con tanto di ricorso al televoto, in una grottesca riedizione politica del Grande Fratello.

Per questo Forum Droghe denuncia il carattere di puro evento mediatico propagandistico di una conferenza in cui non vi è il riconoscimento che esiste una posizione culturale alternativa a quella del governo. E neppure ci sono spazi e modi per esprimerla, fino all’inedito divieto alle associazioni di allestire gli stand per presentare i materiali di documentazione.

Senza agibilità politica non intendiamo riconoscere legittimità alla Conferenza e per questo non vi parteciperemo; ma saremo a Trieste come l’ombra di Banco per organizzare uno spazio libero di confronto.

(Gli appuntamenti di Trieste su www.fuoriluogo.it)