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NEW YORK – Quando Thomas J. Hicks passó il traguardo della maratona di St. Louis non si rese conto che aveva vinto le Olimpiadi. Mentre la folla applaudiva lui si accasció a terra, stroncato dalla fatica e da due dosi di un micidiale cocktail a base di stricnina.

Incredibile maratona quella del 1904. In un finale surreale a Hicks, che aveva corso la gara regina delle Olimpiadi in 3 ore, 28 minuti e 53 secondi, venne assegnato inizialmente il secondo posto. Prima di lui al traguardo si era presentato Fred Lorz, americano di origine tedesca, e Alice Roosevelt, figlia del presidente Usa Theodore si apprestava a premiarlo quando Hicks fece il suo ingresso, barcollante, sul rettifilo finale. Lorz aveva una reputazione da imbroglione e quando una pio di solerti funzionari che accompagnavano la ‘First Daughter’ lo misero alle strette confessó ridacchiando di essersi ritirato dopo poche miglia, di aver percorso in macchina buona parte del percorso e di essere ‘rientratò in gara solo a cinque miglia dal traguardo. Così Hicks, americano nato in Inghilterra, ebbe la sua ‘meritatà medaglia d’oro.

Nell’America della ‘tolleranza zerò sul doping, scossa dalla confessione di Alex Rodriguez, la star dei New York Yankees che ha ammesso la settimana scorsa di aver fatto uso di steroidi, la storia di Hicks, rimasta sepolta negli archivi dei giornali, é tornata adesso alla luce. Grazie a un lungo articolo del Boston Globe, quotidiano della città dei Red Sox, la squadra rivale per antonomasia degli Yankees.

Thomas J. Hicks era un atleta dell’area di Boston. Viveva a Cambridge, la città-satellite di Harvard e del Mit, un atleta magro che aveva scoperto la passione per la corsa cinque anni prima, quando come membro della ‘Massachusetts Volunteer Militià aveva assistito alla terza maratona di Boston e un po’ guasconamente aveva confessato agli amici che avrebbe potuto fare meglio degli atleti in gara. Si era messo d’impegno ad allenarsi e nel giro di un anno (1900) di quella storica maratona era diventato un protagonista, arrivando sesto. Stesso piazzamento, ma con un tempo migliore, anche l’anno successivo. Nel 1904, anno olimpico, si ripresenta al via arrivando secondo, un piazzamento che convince il ‘Cambridgeport YMCA’, il più famoso club atletico del Massachusetts ad offrirgli la maglia del club per partecipare ai giochi estivi di St. Louis.

Se nell’America di oggi il doping sono gli steroidi, cento anni fa i mezzi erano meno sofisticati. Anche allora esistevano ‘stregonì in grado di moltiplicare gli sforzi degli atleti e Hicks trovó il suo ‘gurù in Charles J. P. Lucas, un allenatore mezzo imbroglione, ex atleta amatoriale menzionato negli annali come recordman di specialità da fiera paesana, tipo la ‘potato race’, la corsa con i sacchi. Lucas, che millantava una laurea alla Harvard Medical School, prese Hicks sotto la sua ala protettiva e lo convinse che avrebbe vinto le Olimpiadi.

  1. Louis ad agosto non é il posto ideale per una corsa di lunga distanza e in quel lontano 1904 la partenza alle tre del pomeriggio non fu certo di aiuto per i 32 atleti che partivano dal Francis Stadium per percorrere in 42 canonici chilometri in una campagna assolata, tra strade polverose in mezzo alle poche auto d’epoca e ai molti cavalli. Dopo 32 chilometri Hicks, provato dalla fatica inizia a camminare barcollando. Lucas, che lo segue in macchina, decide che é il momento di fare qualcosa e (stando al suo stesso racconto) amministra ad Hicks un milligrammo di stricnina mescolata in due chiare d’uovo. Hicks riparte ma dopo un altro chilometro e mezzo diventa “pallido come uno straccio” e il suo allenatore-guru passa la seconda dose: un altro milligrammo di stricnina questa volta sciolta in un bicchiere di buon cognac francese. “In piccole concentrazioni la stricnina accresce la sensibilita neuromuscolare”, ha spiegato al ‘Boston Globè David E. Martin, uno storico delle Olimpiadi che lavora all’Americxan College Of Sports Medicine. “Si tratta peró di roba molto pericolosa, una vero e proprio veleno per topi”.

Con quel veleno in corpo Hicks torna a correre, lanciato verso il traguardo finale e una medaglia d’oro che gli vale gli applausi di pubblico, stampa e un posto d’onore nell’Olimpo degli atleti.