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In piena campagna elettorale, si fa fatica a interessarsi al dibattito fra i contendenti, per lo più imperniato sulla gara a chi meglio interpreta i supposti “interessi degli Italiani”. Nessuno (o quasi) sembra preoccuparsi di come si è inceppata la comunicazione della principale istituzione democratica, il parlamento, con “gli Italiani”, così come si evince dal sempre più grave problema della astensione dal voto. Peraltro, non c’è da meravigliarsi di tanta indifferenza nei confronti di questa crisi della democrazia rappresentativa: è la stessa manifestata da pressoché tutte le forze politiche, quando si sono trovate d’accordo nel tagliare il numero dei parlamentari: senza alcuna riflessione sulle conseguenze negative nel (necessariamente ridotto) rapporto fra elettore ed eletto, senza avvertire l’urgenza di cambiare la legge elettorale per salvaguardare quel delicato rapporto nel nuovo parlamento.

Vero è che il come rappresentare al meglio la volontà popolare niente ha a che fare con il “dagli alla casta”, che ha portato al drastico taglio ai parlamentari: utile esempio del baratro che divide il populismo con i suoi feticci (la “casta” in testa), dalla democrazia. Un baratro in cui risuona sinistra la fanfara del “presidenzialismo” (cara al centro-destra); che – guarda caso- promette di riaccentrare il potere in alto, incurante della crisi di legittimazione democratica in basso.

Eppure, in molti avvertiamo il bisogno di una riflessione complessiva sulla crisi degli strumenti della democrazia rappresentativa, della democrazia diretta e più in generale della partecipazione politica.

Da qui l’iniziativa della Società della Ragione, insieme ad altre associazioni unite nella collaborazione politica (il Centro Riforma dello Stato – Crs e l’Associazione Luca Coscioni): promuovere un seminario di approfondimento, dal 16 al 18 settembre, a Treppo Carnico dal titolo: Dentro la krisis: referendum, parlamento, partiti e partecipazione politica.

Sul parlamento e la sua impasse, già si è accennato. Circa gli strumenti di democrazia diretta e il rapporto con le prerogative del parlamento, la recente vicenda dei referendum offre molti spunti. Le campagne promosse nell’estate 2021 non hanno sortito alcun esito normativo. I quesiti “eutanasia legale” e “cannabis legale”, che avevano ottenuto una adesione popolare straordinaria nella raccolta delle firme, non hanno superato il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale. Pensando anche alla bocciatura della stessa Corte del quesito abrogativo più trainante dei sei proposti in tema di “giustizia giusta” (la responsabilità civile dei magistrati), è legittimo interrogarsi sulla reale agibilità politica di questo strumento di democrazia diretta; e su come la ripetuta preclusione al voto possa compromettere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Tanto più che lo sbarramento al referendum rimanda alla pronta iniziativa del parlamento: che però, proprio sulle questioni su cui “gli Italiani” si sono dimostrati più interessati a dire la loro, appare paralizzato. Come si vede, se un pilastro istituzionale vacilla, ne risentono tutti gli altri e in ultimo la stabilità dell’edificio. Perciò va riesaminato fin dalle fondamenta: dal senso e dagli strumenti del “fare politica”, a fronte del declino dei partiti politici e dei movimenti.

La krísis, etimologicamente, può significare declino, ma anche trasformazione e occasione di cambiamento. Ripensare gli strumenti della democrazia per rilanciare le battaglie che più ci stanno a cuore: sulla giustizia, sulle carceri, sui diritti, per dare voce ai soggetti, specie i più ignorati e le meno ascoltate: è questa, per riassumere, la sfida dell’appuntamento di Treppo.

Seminario di Treppo: https://www.societadellaragione.it/primo-piano/dentro-la-krisis-referendum-parlamento-partiti-e-partecipazione-politica/