All’inizio dell’estate il sottosegretario Carlo Giovanardi, padre della discussa riforma che ha equiparato cocaina e cannabis, ha annunciato alla nazione un risultato storico: tra il 2008 e il 2009 i consumatori italiani di stupefacenti sarebbero crollati del 25 per cento, scendendo da 3,9 a 2,9 milioni.
Un primato planetario: un milione in meno in appena un anno. Primo problema: quella del governo è solo una “stima”, che si basa su confessioni volontarie. Per 15 anni le aveva raccolte il Cnr di Pisa, con moduli cartacei chiusi per garantire l’anonimato. Nel 2009 Giovanardi ha cambiato ricercatori e il suo staff ha usato l’informatica “per velocizzare i dati”, per cui i giovani hanno dovuto autodenunciarsi, questa volta, attraverso i computer delle scuole.
Morale: gli esperti continuano ad aspettare i dati del Cnr, nella convinzione che il governo abbia fatto calare solo le confessioni, non i consumi. Anche perché, stando alle tabelle ufficiali, si sarebbero ridotti di oltre il 30 per cento perfino gli italiani che hanno usato coca o cannabis “almeno una volta nella vita”. Ma in soli 12 mesi che fine hanno fatto? Tutti morti?