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CITTADELLA (PADOVA) – Si farebbe prima a dire che a Cittadella, in provincia di Padova, è meglio non andare a vivere se si è: stranieri, ambulanti, facili prede della lussuria, lavoratori frettolosi frequentatori di take-away, appassionati di poker e, nel peggiore dei casi, tentati dal gioco d’azzardo.

È impensabile, per il suo sindaco e deputato leghista Massimo Bitonci, che una cittadina così veneta e caratteristica, cinta da splendide mura medievali, possa diventare un paese dei balocchi adatto solo a «sbandati, perditempo e gente con scarso senso del pudore». E così, dopo aver vietato la vendita del kebab, l’esposizione di riviste pornografiche nelle edicole, il commercio abusivo e, nel 2007, anche la residenza agli stranieri che guadagnano meno di 420 euro al mese – per mezzo di un’ordinanza poi bollata come razzista e discriminatoria – Bitonci ha sfornato l’ennesima proposta: impedire che a Cittadella trovino spazio circoli privati per il gioco del poker, con la variante di videopoker e slot machines.

Ma non solo: «Visto che due anni fa ci era arrivata la richiesta di aprire un sexy shop, abbiamo messo dentro pure quelli – spiega – Quindi, con un solo provvedimento, vietiamo l’apertura di case da gioco e negozi per il sesso». Provvedimento approvato l’altra notte dalla maggioranza della Lega Nord (con astensione del Pdl e opposizione del Pd) e inserito direttamente fra le modifiche degli interventi al piano urbanistico, in questi giorni al vaglio della giunta comunale. «Quest’anno ci sono arrivate due richieste per l’apertura di case da gioco. Quando ho visto i progetti sono rabbrividito: luoghi squallidi, pieni di macchinette che in più, essendo privati, possono restare aperti 24 ore su 24 – dice Bitonci – Siamo matti? Non vogliamo che i giovani di Cittadella passino le loro giornate lì dentro buttando via i loro soldi e quelli delle loro famiglie. Il gioco d’azzardo può diventare una droga pericolosa e, in più, dobbiamo tutelare i cittadini che di notte vogliono dormire e non essere di certo svegliati dal viavai di persone che vanno e vengono da questi posti».

La motivazione della nuova norma è prima di tutto sociale, per il sindaco, ma anche morale, come nel caso dei sexy shop: «Cosa ci farebbe una vetrina piena di giochi erotici in un centro storico medievale e raffinato come quello di Cittadella? No, grazie. Preferiamo evitare». La crociata pro-divieti del sindaco padano, dunque, continua. Nella cittadina padovana, gli edicolanti sanno che esporre riviste pornografiche può costare loro 500 euro di multa, i venditori abusivi stanno alla larga e, dallo scorso agosto, non si corre più il rischio che, come nella maggior parte delle città italiane, si accumuli sporcizia di fronte ai «kebabbari» che servono succulenti panini mediorientali senza offrire un luogo dove poterli consumare.

«Abbiamo vietato non solo l’apertura di negozi di kebab, ma anche di rosticcerie, fast food e takeaway in generale – chiarisce Bitonci – In sostanza, la vendita di cibo cotto artigianale, e a maggior ragione se non tipico delle nostre zone, che può essere commercializzato per essere consumato in strada. In posti come questi, che non sono né bar né ristoranti, non c’è controllo, né dal punto di vista dell’igiene, né dell’ordine pubblico. Per questo li aboliamo. Chi mangia fuori da locali del genere sporca le strade e disturba la quiete dei cittadini nelle ore notturne». Non perché chi vende kebab o simili è solitamente straniero? «Ognuno la può vedere come vuole – risponde il sindaco leghista di Cittadella – Noi pensiamo ai nostri abitanti, alla loro quiete e alla loro sicurezza».