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ROMA, 25 gennaio 2007 – Ministro Turco, la normativa vigente che limita l’uso di bevande alcoliche per i minori non sembra aver dato risultati, tant’è che nella Finanziaria era previsto un inasprimento delle regole che poi è stato stralciato. Per quale motivo?

«In Finanziaria avevo proposto un innalzamento a 18 anni del divieto di vendita degli alcolici nei locali pubblici, in linea con l’Europa. Ma il provvedimento non è stato accolto perché non condiviso da altri ministri».

Quali sono, a suo giudizio, i punti dove è necessario essere più incisivi? E come intendete muovervi nell’immediato futuro per affrontare un fenomeno sempre più dilagante?

«La legge vigente pone già dei limiti piuttosto restrittivi in materia. Tuttavia resto del parere che occorra armonizzare la nostra normativa a quella europea, anche per l’esperienza che alcuni paesi in particolare del Nord Europa hanno già su questo fenomeno. Così come sono convinta che consumare alcol debba essere un atto da compiere responsabilmente conoscendo i rischi di un consumo eccessivo e incontrollato. Ma una attenta prevenzione che coinvolga in primo luogo le generazioni più giovani è senz’altro da preferire a qualsiasi forma di restringimento coercitivo».

Oltre alle leggi bisognerebbe anche cambiare la testa di molti giovani. In Italia si comincia a bere a 11-12 anni e siamo il Paese record in Europa, dove la media è di 14: che tipo di iniziative si possono mettere in atto per limitare questo fenomeno?

«Siamo consapevoli che il fenomeno dell’abuso di alcol si stia estendendo a fasce sempre più ampie di giovani e per questo come ministero della Salute abbiamo già definito una strategia di contrasto inquadrata in un più ampio progetto teso a favorire nuovi stili di vita che abbiamo chiamato Guadagnare Salute. Lo scopo è quello di rendere più facili le scelte di vita salutari per prevenire quelle patologie correlate all’abuso di alcol ma anche i danni provocati dai troppi incidenti stradali dovuti all’eccessivo consumo. Focalizzare l’attenzione sui giovani significa realizzare interventi finalizzati a ritardare l’età del primo approccio con le bevande alcoliche, ridurre il livello dei consumi, contenere i comportamenti a rischio come le ubriacature. Tutto questo attraverso campagne educazionali rivolte alla popolazione adulta, genitori ed educatori, per trasmettere un corretto orientamento nei confronti del consumo di alcol; interventi educativi nelle scuole, non solo attraverso messaggi di tipo sanitario e sociale ma attraverso l’educazione sul ‘saper bere’; sensibilizzazione e formazione delle categorie di lavoratori addetti alla distribuzione e vendita delle bevande alcoliche».

Gli esercenti dei locali dicono di non voler diventare degli sceriffi, ma d’altra parte i primi controllori dell’applicazione della legge devono essere loro. Come pensa di sensibilizzare questa categoria al rispetto della legge? Pensa a un inasprimento delle sanzioni o a qualcosa di diverso?

«Il termine sensibilizzare è quello più indicato nei confronti degli esercenti che svolgono un ruolo molto importante in questa battaglia di contrasto all’abuso di alcol da parte dei giovani. Occorrerà pensare a una formazione ad hoc di queste categorie di lavoratori proprio per accrescere l’impegno al rispetto della normativa vigente sul divieto di somministrazione ai minori di sedici anni e il senso di responsabilità nei confronti del bere giovanile».

Una ricerca dell’Università di Boston ha svelato che la metà delle persone che cominciano a bere sotto i 14 anni poi diventa dipendente dall’alcol in età adulta. Perché, a suo giudizio, in Italia l’abuso di alcol in età scolare è considerato un pericolo minore?

«È un problema anche culturale. Il consumo di vino, ad esempio, fa parte della nostra tradizione e produrlo e consumarlo è nelle nostre abitudini anche familiari. Esso non solo rappresenta un elemento importante del nostro patrimonio agroalimentare e contribuisce alla tutela e alla valorizzazione del territorio, ma è anche un elemento caratterizzante della dieta mediterranea. Occorre modificare l’approccio al consumo senza intaccare il valore che esso rappresenta. Imparare un uso corretto e sano del bere è necessario per proteggere i minori dal danno alcolcorrelato».