Tempo di lettura: 4 minuti

(La Stampa) Fascisti. Reazionari. Razzisti. La gente dei comitati spontanei di Porta Palazzo, Sal Salvario, Parco Stura, di etichette (e veri insulti) ha fatto collezione. Ma oggi – a sorpresa – i Comitati si trovano sulla stessa sponda di Radicali, Rifondazione e la sinistra più estrema, a proposito dell’istituzione delle Narcosale, promosse a suo tempo anche dal sindaco Chiamparino. Le vogliono anche loro, adesso. Possibile? «Possibile sì, perché dopo lo smantellamento di Tossic Park, e siamo tutti ben contenti che sia finita così, ci mancherebbe, i pusher africani e le loro migliaia di clienti si sono polverizzati in tutta la città, soprattutto a Porta Palazzo. In piazza della Repubblica, quando il mercato chiude, inizia quello dei pusher. Alla mattina, siringhe insanguinate, fantasmi che si aggirano tra i rifiuti. Per non parlare del Ponte Mosca, il terminale più importante dello spaccio. E adesso basta», spiegano i dirigenti, dopo anni passati a combattere la criminalità, specie straniera, con l’aiuto di pochi. Recentemente, la procura (pm Andrea Padalino) ha deciso di varare una linea dura contro gli spacciatori: decine gli arresti e condanne molto più pesanti.
I comitati si sono rivolti a uno psicologo, Giancarlo Ballisai, che ha elaborato un ponderoso documento. Prima di addentrarci nella parte filosofica, c’è l’aspetto pratico. Dove, come, quando, realizzarle? I responsabili hanno già le idee chiare. In luoghi, come ex caserme di vigili ed esercito, lontano però dai settori abitati, una per ogni quartiere. Dentro un medico, infermieri e persone addette alla sicurezza. Il tossico entra, gli viene consegnata la dose (una proposta: utilizzare lo stupefacente sequestrato ai racket), i sanitari controllano che non ci siano problemi e poi via. Stop agli spettacoli orribili di ogni giorno, in mezzo alla strada, nei giardini pubblici, ovunque.
Scrive il dottor Ballisai: «Riconoscendo che tra coloro che fanno uso di eroina vi sono vari livelli di disagio e degrado personale, umano e sociale, si ritiene importante concentrarsi sui comportamenti del tossicodipendente… Porta Palazzo, San Salvario, Tossic Park sono il triste esempio di un degrado sempre più grave. Il tossicodipendente occupa il territorio, trasformandolo a propria immagine. Il bisogno di “farsi” porta il tossico a non curarsi minimamente di chi lo circonda e lo induce a comportamenti pubblici senza più inibizioni, rendendo normale il proprio comportamento e stile di vita». Queste le premesse.
Poi: «Riteniamo che istituire le “stanze del buco” possa aiutare i tossicodipendenti. Obiettivo, eliminare il fenomeno dello spaccio. Possono debellare quel sottobosco che vive delle attività criminali. Inoltre, riducono il rischio di overdose e aiutano i genitori nel mettere in guardia i propri figli».
Infine: «Alle “narcosale” va affiancata l’introduzione di norme severe per proibire il “buco in strada”. Per chi viene sorpreso, si applichi la Legge 180, che disciplina il trattamento del paziente psichiatrico e in particolare il Tso, cioè il trattamento sanitario obbligatorio. Il carcere non serve, i tossicodipendenti vanno curati. Ma via per sempre dalle strade».

Tre domande a Carlo Verra. Comitati spontanei

«Ormai lo spaccio è diffuso ovunque. La stanza del buco è il male minore»
Carlo Verra, presidente del Comitato Spontaneo di Porta Palazzo, è uno dei promotori dell’iniziativa di istituire le narcosale a Torino, in sintonia – per una volta – con il sindaco Sergio Chiamparino e alcuni schieramenti della sinistra e dei Radicali.
E’ abbastanza sorprendente che proprio voi, i capi storici dei Comitati, siate favorevoli alle narcosale…

«Partiamo dalla fine. Lo spaccio è tornato nell’area metropolitana, dopo l’infame parentesi di Tossic Park, quando i pusher si concentravano nel Parco Stura. E’ evidente che questa non è una soluzione accettabile, che andava combattuta come finalmente s’è fatto, ma le ricadute, ora, la pagano diversi quartieri della città, anche quelli sino a ieri meno esposti».
Dunque, non un dietro-front ma una presa d’atto della realtà…

«Già. Si parla del “rischio minimo” e ci sembra che le “stanze del buco” vadano in questa direzione. Noi non vogliamo più vedere tossici che vagano in strada, che si bucano sotto gli occhi dei bambini, che trasformano le strade in un girone dantesco. Se il prezzo da pagare è una forma di “istituzionalizzazione” della dose di eroina mi sembra accettabile».
Come potrebbero essere organizzate? Avete già qualche idea da proporre al sindaco o alle Asl?

«E’ compito delle istituzioni elaborare un progetto. Credo che dovrebbero obbedire ad alcuni requisiti essenziali. Primo, essere lontane dai palazzi, secondo farle gestire dal personale sanitario, terzo il controllo delle forze dell’ordine. Non tocca a noi risolvere i problemi pratici».
di Massimo Numa, tratto da ‘La Stampa’, 23 Settembre 2008, pag. 64 (cronaca di Torino)

Dichiarazione degli esponenti radicali torinesi Giulio Manfredi e Domenico Massano:

“L’apertura dei comitati spontanei di Torino alla creazione di narcosale sul territorio ci fa dire: finalmente! Abbiamo sempre sostenuto che tale iniziativa socio-sanitaria di riduzione del danno poteva e doveva avere l’appoggio degli abitanti dei quartieri coinvolti: in Germania, in Svizzera, in Spagna, dopo le prime inevitabili incomprensioni e diffidenze, i cittadini residenti vicino alla narcosala hanno compreso la sua utilità e hanno accettato la sua presenza. Non si vede perché quella che a Francoforte, Ginevra, Barcellona è una realtà consolidata da decenni non possa essere presa ad esempio anche a Torino.
I rappresentanti dei comitati spontanei prevedono, nella loro proposta, di far consegnare la dose al cittadino tossicodipendente direttamente nella narcosala; si tratterebbe di somministrazione controllata di eroina, che non può non vederci favorevoli ma che difficilmente potrebbe essere attuata con la legislazione vigente (dubitiamo che l’attuale governo intenda cambiarla in senso antiproibizionista). In tutte le oltre 70 narcosale esistenti nel mondo, il tossicodipendente acquista la droga nel mercato criminale e poi la consuma nella narcosala; il personale medico svolge una pura e semplice funzione di controllo medico, senza toccare né manipolare la sostanza stupefacente. Naturalmente, non siamo d’accordo sulla proposta dei comitati che parlano di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) per chi viene sorpreso a “bucarsi per strada”: anche rispetto alle tossicodipendenze, occorre andare avanti, non tornare indietro di quarant’anni.
Ciò detto, constatiamo di non essere più soli, con poche associazioni ed operatori coraggiosi, a richiedere agli amministratori torinesi un’assunzione di responsabilità politica: la presa di posizione dei comitati spontanei segue quella di un mese fa del prefetto di Torino, Paolo Padoin, su “La Repubblica” (È favorevole alle narcosale? «Le vedrei sotto l´aspetto di dare un´opportunità per levare qualcuno dalla strada, nell´ottica di potenziare servizi di prevenzione socio-sanitaria. In questo senso posso impegnarmi a dare una mano».). E questa settimana, a Genova, c’è stata un’importante apertura del senatore della PDL Enrico Musso (che aveva conteso a Marta Vincenzi la poltrona di sindaco) alla proposta di Don Gallo di aprire una narcosala in città (sabato 27 ci sarà un importante convegno sotto la Lanterna, con la presenza di operatori della narcosale europee).
Il problema cruciale è che manca, da cinque anni, una risposta seria del Palazzo, che non sia il solito gioco dello scaricabarile o di alzare l’asta per non raggiungere nessun risultato. Noi abbiamo fatto tutto il possibile: a ciascuno il suo.”.