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Centro de Atencion Integral al Cocainomano (CAIC) e’ l’unica struttura in Spagna che tratta esclusivamente la dipendenza da cocaina. Da quando e’ stato inaugurato nel 2001 ha assistito 1.400 pazienti. Con l’80% di risultati positivi, sostiene il suo coordinatore, Diego Urgelés. La permanenza media supera i tre mesi e i primi due trascorrono nell’isolamento totale. Poi arriva il momento della verita’. La terapia continua, ma bisogna uscire per strada e guardare in faccia la seconda droga piu’ consumata in Spagna, secondo i dati del Plan Nacional de Drogas. La cocaina e’ una droga sociale. Divertente e, secondo l’opinione popolare, controllabile. Si usa nelle feste, con gli amici e i compagni di lavoro… Per questo e’ tanto difficile rinunciarvi. E cio’ spiega i due mesi d’isolamento da tutto e da tutti a inizio cura.
Il quarto edificio della clinica Nostra Senora de la Paz, con le sue spartane abitazioni individuali, diventa la casa dei pazienti cocainomani. I 25 ospiti interni si riuniscono ogni mattina nella sala comune per svolgere la terapia. E’ gente giovane, di solito sotto i quarant’anni e dall’aspetto piu’ che normale. Potrebbero essere l’impiegato del tavolo accanto o il commesso di un negozio -nulla a che vedere con l’immagine tipica dei drogati giacche’, a differenza dell’eroina, la cocaina non deteriora e lascia poche tracce esterne. Si alzano alle otto del mattino e dopo colazione li aspettano tre ore di tarapia. Di gruppo o individuale. Fanno anche terapia occupazionale, ossia attivita’ manuali che rispecchino le loro motivazioni. “Al cocainomane non piace far altro che consumare cocaina. Per questo e’ cosi’ importante riattivare la sua motivazione con compiti che gli diano una ricompensa immediata”, spiega Urgelés. Si mangia all’una e mezza. Un po’ di siesta e si torna alla terapia. Fino a sette sessioni al giorno, con le sale sempre occupate.
I pazienti imparano a controllare lo stress, a migliorare l’autostima e l’autocontrollo, a prevenire le ricadute… Guardano anche film e li commentano. Fanno il bagno nella piscina della clinica. Inizialmente vengono curati con i farmaci per superare la disintossicazione e l’astinenza. Non dormono bene. Inoltre, il 65% e’ anche alcolista.
Il CAIC, centro privato finanziato dalla Comunita’ di Madrid, e’ un centro speciale. Vi accedono solo pazienti “gravi”, spiega Urgelés. Quelli che hanno seguito trattamenti ambulatoriali e non sono riusciti a disintossicarsi oppure coloro che vivono in un ambiente ostile o soffrono anche di malattie mentali.
Il profilo dell’utente e’ maschio (89%), celibe (54%), ha 33 anni, vive con i genitori (57%) e ha frequentato la scuola dell’obbligo (74%). “Cio’ che vediamo e’ un profilo di persona normale. In realta’, non esiste un profilo come succedeva con l’eroina. La cocaina e’ ubiqua, facile da reperire, e chiunque puo’ esserne dipendente”. L’80% dei pazienti conclude il trattamento, ma non e’ detto che il recupero finisca qui. “Un 30% e’ talmente grave che deve continuare in altro modo, in una struttura per gente con patologia duale, oppure in una residenza per donne incinte…”. La quota di recidiva, ossia di pazienti che tornano nel centro, e’ del 10%. Un buon tasso, ritiene Urgelés. “Si deve al fatto che trattiamo solo cocainomani. La maggioranza dei centri e’ stato pensato per la grande epidemia d’eroina degli anni ottanta. Pero’ a un cocainomane non si puo’ dire d’andare sei mesi a lavorare in una fattoria. Perche’ ha famiglia, figli, un lavoro”.