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Ed ecco di nuovo il Dipartimento antidroga, o meglio, provvisoriamente, la «struttura di missione», che farà decollare il sogno italiano di un paese senza droghe. A dirigerlo sarà Giovanni Serpelloni, attualmente a capo del Dipartimento delle dipendenze di Verona, secondo quanto ha annunciato Carlo Giovanardi.

Complimenti per il tempestivo compiacimento ad Alfio Lucchini, presidente di Federserd, il quale ha dichiarato all’Ansa (16 giugno): «Aver scelto per un compito così importante, come la guida della struttura di coordinamento delle politiche sulla droga, un dirigente di una struttura pubblica, è un fatto rilevante». E ancora: «Siamo certi che Serpelloni sarà in grado di valorizzare la realtà e l’esperienza del servizio pubblico e di intervento in una fase così delicata dell’azione antidroga». Evidentemente Lucchini è a conoscenza di atti di programmazione e di indirizzo noti solo a Federserd, che si distingue per la sua capacità politico-strategica: gli ultimi ad uscire dalla vergognosa gestione della questione droga da parte del governo Berlusconi, i primi ad entrare nella nuova avventura. Ancora una volta la ricerca della gratificazione immediata prevale sulla prudenza e la ponderazione.

Se i programmi sono oscuri, il personaggio è noto e si commenta da solo. Ma stiamo ai fatti, e vediamo quali sono i meriti attribuiti al direttore in pectore del Dipartimento.

Serpelloni «ha fra l’altro diretto un gruppo di studio internazionale – riferisce l’Ansa riportando l’annuncio di Giovanardi – sulle reazioni del cervello alle sostanze stupefacenti». A questo punto è utile prendere visione della recente pubblicazione del gruppo veronese sulla materia in oggetto: prevalentemente, per quanto riguarda gli aspetti qualitativamente più significativi, una discreta traduzione di articoli accessibili a chiunque possegga un collegamento internet ed in qualche caso possa usufruire di abbonamenti a riviste scientifiche. In sostanza, basta scaricare dalla rete.

«Ha inoltre coordinato uno studio preliminare di fattibilità – continua il curriculum di Serpelloni – per la sperimentazione del “vaccino” anti-cocaina». Le perplessità scientifiche sono legittime e fondate e sono state largamente discusse, trovando autorevoli critiche. L’iniziativa inoltre rappresenta, per le modalità con cui sono state divulgate le informazioni, un pericoloso elemento illusorio che semplifica una questione complessa quale la diffusione dell’uso di cocaina in ampi strati della popolazione.

«Durante la scorsa legislatura – apprendiamo poi – Serpelloni fu chiamato dal ministro Paolo Ferrero a far parte della Consulta degli esperti sulle tossicodipendenze del Ministero della Solidarietà sociale, e dal ministro Livia Turco a far parte della Commissione consultiva in materia di dipendenze patologiche del Ministero della Salute». Chi rappresentava Serpelloni, visto che le scelte del precedente Governo sono avvenute sulla base di una precisa azione di concertazione con il terzo settore, con le società scientifiche, con il mondo dei servizi pubblici e con le Regioni? Non mi risulta che ci siano state chiamate singolarmente significative. O le cose sono andate diversamente? Un’occasione per spiegare.

Infine, la ciliegina sulla torta. Cito ancora dall’Ansa del 16 giugno: «Con l’attuale governo, Serpelloni ha sicuramente in comune una netta presa di posizione rispetto alle droghe cosiddette “leggere”. “L’Italia – ha detto poco tempo fa – dovrebbe seguire l’esempio della Gran Bretagna e considerare la cannabis come droga altamente pericolosa”. E, ancora: “è necessario come istituzioni dare un messaggio chiaro e inequivocabile alle giovani generazioni sulle sostanze stupefacenti, che sono tutte tossiche per il nostro cervello e in grado di alterare anche permanentemente le normali funzioni psichiche della persona. Sulla base di questo si devono creare condizioni di tutela della salute dei cittadini, soprattutto se minorenni, che ne vietino esplicitamente l’uso e la circolazione”».
Per quanto riguarda le fonti scientifiche, soprattutto anglosassoni, consigliamo a Serpelloni, nei ritagli di tempo concessi dai rituali della politica, di leggere il recente rapporto dell’Acmd, un organismo consultivo tecnico-scientifico del governo britannico di indiscusso prestigio: «Cannabis: Classification and Public Health», Advisory Council on the Misuse of Drugs, Home Office, 2008. Se poi gli avanza tempo, consigliamo anche la review di David Nutt – uno scienziato, non un politico – apparsa su Lancet e relativa alla pericolosità delle droghe: non piacerà né a Fini, né a Giovanardi, ma il nostro impegno civile ci impone di essere attenti alle fonti sottratte da qualsiasi sospetto di pregiudizio ideologico.

Vorremmo che l’impegno nel campo delle droghe partisse da questa attenzione e non dalla menzogna a fin di bene, caldeggiata dal committente politico e mascherata da sapere scientifico.

Siamo pronti a confrontarci con la nuova/vecchia politica sulle droghe, anche se il curriculum offertoci da Giovanardi a garanzia della credibilità del nuovo Dipartimento ci fa temere che le scelte saranno dettate da pregiudizio ideologico e da populismo allarmista: tutto ciò che non serve e risulta controproducente per prevenire e ridurre i danni prodotti dalle droghe.

L’unica certezza è che assisteremo a costose, inutili e patinate campagne di immagine: le abbiamo già viste e francamente i mondi dei servizi, della scienza, della cultura e della pubblica opinione meritano maggiore rispetto.