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Un uomo si fa di cocaina e s’addormenta seduto col piccolo figlio in braccio. Quando si sveglia il bambino è morto: overdose, accerteranno le perizie. La difesa sostiene che il bambino avrebbe giocherellato con i residui di cocaina e li avrebbe ingeriti, mentre l’accusa non esclude che il padre abbia intenzionalmente somministrato al figlio una dose letale. E’ successo negli Stati Uniti e l’uomo è stato condannato all’ergastolo.


Un fatto tragico che induce a riflettere molto seriamente sull’adeguatezza e rispondenza di normative cosiddette "anti droga" fondate su un’impostazione puramente proibizionista. Dice infatti: "Vedi che cosa succede se non si interviene duramente ‘contro la droga’? Vedi che la droga mette in pericolo l’infanzia?".

Ma esaminata con un briciolo di ragionevolezza questa vicenda, come tante altre, per così dire in argomento, spiega che la droga in realtà non c’entra proprio nulla. Certo quel bambino è morto perché ne ha assunta, sia che il padre gliel’abbia somministrata sia che gliel’abbia colpevolmente lasciata a disposizione; ma se si fosse trattato di un medicinale qualsiasi, di un vasetto di colla o di un disinfettante, quel bambino sarebbe morto ugualmente. Con la differenza che in tal caso non si pretenderebbe di vietare la medicina, né di stabilire norme punitive speciali per chi usa sconsideratamente prodotti per pulire la casa o di bricolage. Tutte cose che indubbiamente “fanno male”, senza che questo ecciti le iniziative proibizioniste che invece si intraprendono “contro la droga” proprio sul presupposto che essa “fa male”.

Capire che la droga di per sé non c’entra nulla, e che comunque non ha senso combatterla con divieti e punizioni, non significa affatto desiderare che le tossicodipendenze si aggravino e dilaghino, né tanto meno essere indifferenti davanti al pericolo che i “giovani”, cioè la materia passiva delle più disoneste farneticazioni demagogiche dei proibizionisti, si lascino andare all’uso di sostanze pericolose. Si tratta semplicemente di ammettere che un mercato alterato dei collanti e solventi, che pure sono abbondantemente usati a fini di sballo, non esiste proprio perché a nessuno per fortuna è ancora venuto in mente di organizzare campagne “contro la colla”, vietandola e assegnandola dunque al mercato clandestino. E si tratta di capire che quel padre è alternativamente un assassino o un disgraziato malaccorto, non diversamente da quel che sarebbe se, anziché cocaina, avesse avuto per le mani un litro di gin.