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Riceviamo e pubblichiamo l’appello del Comitato Verità e Giustizia per le morti in carcere per il lancio per un crowdfunding per sostenere le spese del ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani contro l’archiviazione del procedimento sulla morte di 8 detenuti nel marzo 2020 nel carcere di Modena.

Cerchiamo ancora e sempre verità e giustizia

Sostieni il ricorso alla Corte europea dei diritti umani per la morte dei detenuti del carcere di Modena
Il tribunale ha archiviato la morte di 8 detenuti avvenuta durante le lotte del marzo 2020 nel carcere Sant’Anna di Modena, sostenendo che l’amministrazione penitenziaria non ha alcuna responsabilità. Ma quelle morti potevano essere evitate: lo dicono fatti, testimonianze, domande rimaste senza risposta. Giustizia non è stata fatta. Cerchiamo giustizia alla Corte europea!
Aderisci con il tuo contributo alla raccolta fondi inviando a: Associazione Sapereplurale, IBAN IT64G0303201006010000091192, specificando la causale RICORSO CEDU MODENA
• Aderisci all’appello per verità e giustizia: https://www.dirittiglobali.it/coronavirus-morti-carceri/
L’archiviazione del procedimento per 8 dei 9 detenuti a Modena morti a seguito delle lotte del marzo 2020 da parte del Tribunale non è deve essere l’ultima parola (leggi il provvedimento: http://www.sapereplurale.net/images/PDF_DOC/carcere-modena-rivolta-archiviazione.pdf).
La “insussistenza di alcuna ipotesi di responsabilità in capo ai soggetti intervenuti nel processo gestionale della sommossa”, come recita l’ordinanza del 16 giugno 2021, non risponde a tante, troppe domande circa i fatti e la loro dinamica, come il Comitato ha ripetutamente scritto e motivato (https://www.dirittiglobali.it/coronavirus-morti-carceri/); come ha sostenuto la difesa di uno dei detenuti morti nel carcere Sant’Anna di Modena, Hafedh Chouchane nell’opporsi all’archiviazione, e come hanno fatto il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e l’Associazione Antigone, le cui opposizioni, tuttavia, non sono state ammesse dal GIP.
Giustizia non è stata fatta perché
• nessuno ha spiegato come mai, e per responsabilità di chi, Hafedh Chouchane non è stato soccorso e salvato, quando c’era tutto il tempo di farlo;
• nessuno ha spiegato perché nessuno dei detenuti morti è stato salvato, quando proprio il furto di farmaci avrebbe dovuto far scattare un immediato piano di prevenzione e soccorso;
• nessuno ha spiegato come sia possibile che la catena di comando non abbia saputo far fronte a un evento – una rivolta – che in carcere dovrebbe essere prevista e preventivata, senza adempiere al dovere primario di tutelare e garantire la vita di chi è detenuto;
• nessuno ha spiegato perché non siano state effettuate accurate visite mediche, che avrebbero potuto salvare delle vite, nonostante la presenza di personale sanitario e ambulanze;
• non tutti i testimoni diretti sono stati ascoltati, a cominciare dai detenuti presenti ai fatti;
• sulle violenze ai danni dei detenuti, durante e dopo i fatti e durante e dopo le traduzioni ad altri istituti, non è stata fatta ancora luce.
Giustizia non è stata fatta. E quando la giustizia di un paese non tutela i diritti umani fondamentali, quelli sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e non ne sanziona la violazione, allora si ricorre alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha sanzionato l’Italia più volte per le condizioni di detenzione. Questo farà la difesa di Hafedh Chouchane. Per lui, ma anche per tutti i 13 morti nella carceri della disperazione e dell’abbandono.
COME COMITATO VERITÀ E GIUSTIZIA SULLE MORTI IN CARCERE CREDIAMO CHE LA BATTAGLIA PER LA VERITÀ SIA ANCORA APERTA, CHE DEBBA CONTINUARE A STRASBURGO.
IL RICORSO ALLA CEDU È COMPLESSO, RICHIEDE RISORSE E MOLTO LAVORO DA PARTE DELLA DIFESA
VI CHIEDIAMO DI CONTRIBUIRE E SOSTENERE CON NOI IL RICORSO ALLA CEDU.