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RABAT, 21 LUG – In Marocco pare proprio che sia in crescita la diffusione della cannabis e l’usanza di farsi le «canne». Secondo il settimanale marocchino «Tel Quel», nel 2007 sarebbero state «rollate» ben 1,68 miliardi di sigarette a base di hashish, il 34 per cento in più rispetto al 2005. Il ragionamento portato avanti dal periodico parte da alcuni dati ufficiali: l’anno scorso il numero di cartine vendute nel Paese nordafricano è stato di 1,425 miliardi, mentre la quantità di tabacco messo in vendita per fare sigarette ha raggiunto cifre di lievi entità, pari a 2,5 tonnellate nel 2007. Sapendo che per ottenere una sigaretta «rollata» è necessario un grammo di tabacco – sostiene la rivista – se ne deduce che le cartine utilizzate per fumare tabacco siano state 1,25 milioni. Il resto – 1,4 miliardi – è stato impiegato per fumare hashish. Inoltre, ipotizza «Tel Quel», il contrabbando di tabacco rappresenta il 20 per cento del giro d’affari derivante dalla sua vendita. Quindi, sottraendo agli 1,425 miliardi di cartine vendute in un anno quelle utilizzate per girare sigarette «normali» – con tabacco – e aggiungendo la quantità di tabacco derivante dalla vendita di contrabbando, conclude il giornale, si arriva agli 1,68 miliardi di canne «rollate» in Marocco nel 2007, ossia una media di 56 per abitante all’anno. Fin qui la ricerca del settimanale marocchino. In ogni caso, secondo il rapporto elaborato nel 2006 dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Onudc) e relativo ai dati 2004-2005, il Marocco resta uno dei principali produttori al mondo di cannabis. Questa coltivazione si concentra in massima parte nelle province del Rif centrale – nel Nord del Paese – tra l’omonima catena montuosa e il mar Mediterraneo. Cuore del traffico internazionale di questa sostanza sono città come Hefchaouen, Ketama, Ouezzane. Da alcuni anni, per cercare di contenere questo fenomeno, il governo di Rabat ha avviato una collaborazione con l’Onudc che ha portato qualche risultato concreto. In base ad una inchiesta elaborata dalle autorità marocchine con la partecipazione dell’organismo Onu, dal 2003 a oggi, la produzione di foglie di cannabis in Marocco sta andando via via riducendosi: ciò malgrado il fatto che la coltivazione mondiale non stia regredendo. Se, infatti, nel 2003 la produzione totale di resine nel Paese maghrebino era stata di 3.060 tonnellate coltivate su 134 mila ettari di terra nella regione del Rif e aveva dato lavoro a 96.600 famiglie, nel 2004 le stime hanno dimostrato che l’area destinata alla produzione si è ridotta del 10 per cento. Tuttavia, si legge nel Rapporto 2006, pur accentuando gli sforzi, il Regno del Marocco rimane il più importante produttore e fornitore di hashish per il resto del Nord Africa e per l’Europa occidentale. L’80 per cento delle resine di cannabis destinate verso il Vecchio Continente provengono dal Marocco. Spesso, poi, transitano dalla Spagna e dai Paesi Bassi per essere vendute su altre piazze. Molti osservatori sostengono che il vero problema sia la dilagante corruzione nel Paese. Impossibile, affermano, non riconoscere le coltivazioni di cannabis nel Rif e che fanno ormai parte del suo ecosistema. Qualcuno fa finta di non vedere. Quel che è certo è che la situazione è estremamente delicata, dal momento che sono sono migliaia le famiglie che vivono grazie al commercio di hashish. C’è poi un secondo problema, quello del turismo. Città come Hefchaouen, infatti, sono riuscite a svilupparsi grazie all’afflusso di visitatori attirati dalla coltivazione di questa sostanza, ritenuta dagli estimatori la più pura e la migliore al mondo. Mentre dal canto suo, il governo di Rabat si è posto un obiettivo, quello di sradicare totalmente la cannabis entro il 2008.