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Era finito in carcere per detenzione di sostanze stupefacenti e sempre in cella, a Regina Coeli, un anno fa, e’ morto dopo aver perso 30 chili nell’arco di pochi mesi. Una storia quella di Simone La Penna, 32 anni, che potrebbe ricordare quella di Stefano Cucchi e su cui la Procura di Roma ha voluto vederci chiaro: sono sette le persone, tra medici e infermieri del carcere Romano, indagate per omicidio colposo.
Secondo gli inquirenti, scrive oggi il ‘Messaggero’, alcuni medici e infermieri, tra quelli indagati, avrebbero scritto relazioni per il tribunale di Sorveglianza in cui si diceva che il giovane era compatibile con il regime carcerario. L’uomo, arrivato a pesare 49 chili, sarebbe morto per ‘arresto cardiaco provocato da squilibrio elettrolitico’. Nel registro degli indagati sono stati iscritti medici e infermieri sia dell’ospedale Pertini, lo stesso ospedale dove Stefano Cucchi fu ricoverato, sia dell’infermeria del carcere di Regina Coeli.
La Penna, in carcere per reati legati alla droga dall’8 giugno del 2009 per reati di droga nel carcere romano, era stato trovato morto nel suo letto la mattina del 26 novembre 2009.
Soffriva di anoressia nervosa e, stando alle analisi del sangue, aveva una carenza di potassio. A Regina Coeli era arrivato dal reparto medico per detenuti dell’ospedale ‘Belcolle’ di Viterbo. Per reati connessi alla droga il detenuto doveva scontare una pena fino al 2011, mentre era in attesa dell’appello per una sentenza di 4 anni e 8 mesi sempre per droga. Infine, c’era una terza indagine in cui era coinvolto, sempre per droga.
Per il segretario dei Radicali Italiani Mario Staderini la morte di La Penna ‘e’ assassinio di Stato’. ‘Alle responsabilita’ individuali che saranno accertate dai magistrati, si sommano – spiega – quelle di uno Stato che consapevolmente tiene 68 mila persone in celle che ne potrebbero ospitare 44 mila, privandoli di assistenza psicologica e di cure mediche adeguate, salvo riempirli di psicofarmaci’.