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«Il mio nome è Omer Kendel, ho sedici anni, voglio salutare i miei genitori Vered e Shmuel e mia sorella Karen prima di andare a un party di Tel Aviv. Questo è l’unico modo per sentirsi liberi: ubriacarsi, assumere droghe e sballarsi. Non piangere mamma, sto andando in paradiso». Il ragazzo, occhi fissi alla telecamera, è vestito come un kamikaze ma al posto dell’arma, imbraccia una bottiglia. Prima di lui, in video scorrono le immagini di attentati suicidi palestinesi. È questo il messaggio shock che uno spot dell’autorità anti-droga israeliana ha deciso di propagandare per scoraggiare fra i teenagers l’uso di sostanze stupefacenti alle feste che hanno portato ad un incremento di morti precoci. Ma l’uso «traslato» dell’iconografia del kamikaze non è piaciuta molto: l’Autorità per la televisione e radio ha deciso che il filmato (avrebbe dovuto essere trasmesso da Channel 1 e il messaggio mandato in onda nelle stazioni radio) non è corretto e lo ha bloccato. «Il video va rinnegato – ha affermato – perché evoca associazioni terrificanti e può fare più danni che prevenzione».