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La criminalizzazione dei consumatori di droga alimenta l’epidemia da HIV. È questa la base della Dichiarazione di Vienna, presentata dagli esponenti del mondo scientifico, accademico e delle organizzazioni di volontariato alla diciottesima Conferenza internazionale sull’Aids (Aids 2010). PeaceReporter ha raggiunto telefonicamente Alessandra Cerioli, presidentessa della Lega italiana per la lotta contro l”Aids (Lila), che in questi giorni è nella capitale austriaca, per chiederle di spiegarci le linee guida del documento indirizzato alla comunità internazionale e al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.

Cosa volete ottenere con questa Dichiarazione?

La dichiarazione di Vienna è una richiesta ai governi di attuare delle politiche sulle droghe che tengano conto della medicina basata sull’evidenza. Dal momento che, al di fuori del rapporto eterosessuale, la maggior via di trasmissione dell’Hiv è lo scambio di siringhe fra i consumatori di sostanze la medicina basata sull’evidenza spiega che dare a queste persone siringhe pulite e permettere loro di abbandonare l’eroina utilizzando il metadone sono tecniche che fanno diminuire i casi della trasmissione dell’HIV. Come lo è anche, per i soggetti che continuano a bucarsi, la possibilità di avere accesso a delle stanze per l’autosomministrazione, per il consumo sicuro.

Il documento rapporta la criminalizzazione dei tossicodipendenti con la diffusione del virus dell’HIV. Ci spiega questa correlazione?

È un intreccio lampante quando si pensa che una persona che non trova spazi dedicati per assumere droga lo fa dove gli capita anche in spazi pubblici e, spesso, in alcuni Paesi per questo motivo viene arrestato. Noi chiediamo che chi viene preso a consumare non sia messo in galera ma abbia la possibilità di accedere ad appositi programmi di recupero. Questo a noi in Italia sembra un po’ banale perché abbiamo raggiunto degli obiettivi. Ancora purtroppo non abbiamo le stanze per il consumo sicuro, che ci vorrebbero, ma per tutto il resto siamo avanti rispetto ad altri Paesi nel senso che da noi chi decide di smettere di farsi può seguire terapie col metadone o con la morfina ma in tutta una larga parte del mondo questo non succede soprattutto nell’est-Europa e nell’Asia centrale.

Quindi più che di mitigare il proibizionismo sarebbe meglio parlare di migliorare le politiche di assistenzialismo al tossicodipendente?

Bisognerebbe abbassare le politiche di guerra alla droga che sono fallite e che hanno prodotto sia l’aumento di consumo di sostanze nel mondo che quello della loro produzione come è avvenuto, per esempio, in Thailandia. In più gli effetti di queste politiche repressive colpiscono soprattutto i consumatori piuttosto che i grandi trafficanti. Sono le persone di strada che consumano droga ad essere maggiormente vessate. Ed è così in Russia dove se vieni preso per la strada perché consumi o stai comprando una dose per te vieni messo in galera.

La dichiarazione di Vienna sostiene che milioni di dollari vengono sprecati nella “guerra alla droga”. Secondo Lei gli Stati impiegano altrettante risorse per le politiche di prevenzione?

Assolutamente no. Sono pochissimi i Paesi che hanno buone politiche di prevenzione e soprattutto non sono quelli che fanno la guerra alla droga

Politica, Legge, Prevenzione, Ricerca, Informazione, Lotta alla Droga: su quali tasti bisogna spingere di più per evitare o addirittura sconfiggere l’Aids?

Tutti quanti insieme, purtroppo non c’è una sola via. L’HIV ha dimostrato al mondo che solo un approccio multidisciplinare può avere la possibilità di ottenere risultati. Ci devono essere delle politiche che tutelano i diritti delle persone HIV-positive in modo che loro abbiano accesso a programmi di prevenzione: i ministeri della Salute devono attuare questi programmi senza essere influenzati dalle logiche di appartenenza politica. Devono prendere delle decisioni basate sulla possibile efficacia, è questo che dice la convenzione di Vienna. Qui è in corso una conferenza dove ci sono sì medici e ricercatori ma anche sociologi. Io sono appena uscita da un dibattito sul carcere in cui è intervenuta la rappresentante del ministero degli Interni spagnolo che ha ricordato come il governo di Madrid abbia introdotto nelle strutture detentive condom e siringhe pulite per i prigionieri che vogliono utilizzarli. I risultati si ottengono lavorando su più fronti ed è quello che l’HIV sta spiegando al mondo. Speriamo che il mondo lo capisca.