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Campi come questi rappresentano il sogno dei piccoli contadini africani: il mais e’ alto e verde, sotto terra maturano belle patate e nel mezzo crescono ortaggi e miglio. E’ tempo di pioggia nell’Etiopia meridionale e i contadini del villagggio Obicho, distante 140 chilometri da Addis Abeba, sono molto soddisfatti. Hanno vissuto tempi ben diversi: mesi di siccita’ senza una goccia d’acqua, terreni aridii, situazione di carestia, il vicino fiume completamente prosciugato. Invece quest’anno il raccolto e’ abbondante. Per di piu’, l’associazione Deutsche Welthungerhilfe ha da poco istallato una nuova fontana, che evita i faticosi spostamenti fino al fiume e ha contribuito a ridurre significativamente le gastroenteriti. E poi c’e’ un altro motivo di gioia. Il vero motore della crescita e’ la pianta che fa guadagnare un bel po’ di soldi: il kath.
Catha edulis, come la chiamano gli esperti, si e’ espanso molto nei campi di Obicho. L’arbusto sempreverde puo’ arrivare anche a tre metri d’altezza, ma viene tenuto basso per facilitare la raccolta. Da secoli e’ coltivato nello Jemen, nell’Oman e nell’Africa orientale, e l’Etiopia e’ tra i produttori piu’ importanti. A lungo la coltivazione e’ stata finalizzata al mercato locale e regionale. Ma il vero balzo e’ venuto con le esportazioni. Le foglie prendono il volo per l’Olanda e la Gran Bretagna, dove il consumo e’ ammesso e dove la domanda va ben oltre la richiesta della comunita’ somala. In Germania la vendita e il consumo sono invece proibiti, ma anche li’ il mercato e’ fiorente. La polizia mette spesso le mani sui mezzi veloci che ne trasportano considerevoli quantita’. Nel 2008 ne ha sequestrato piu’ di otto tonnellate.
In Etiopia il Governo non si e’ ancora deciso. Da un lato, il kath assicura il 20% del valore delle esportazioni e da’ un non trascurabile apporto alle entrate fiscali, in quanto garantisce reddito e lavoro. Dall’altro, la pianta compromette sensibilmente la produttivita’, al punto che nel Tigray, al Nord del Paese, e’ gia’ stato proibito. Anche nella capitale Addis Abeba i politici stanno pensando a delle restrizioni.
Tra euforia e apatia
Per quale motivo? Il kath e’ una droga da masticare. Foglie e germogli vengono pressati in grumi che s’ammassano nella borsa mascellare e dopo un quarto d’ora rilasciano i loro effetti, simili a quelli della foglia di coca in Sud America: le anfetamine rianimano ed eccitano. Ma se il dosaggio e’ alto, e dopo un po’ di tempo, l’euforia iniziale si trasforma in stanchezza, anche perche’ il dosaggio elevato e’ piu’ la regola che l’eccezione. In Somalia, come in alcune zone dello Jemen, nel pomeriggio gran parte della vita sociale si spegne perche’ gli uomini, in particolare, non sono piu’ in grado di svolgere un lavoro produttivo.
Ai coltivatori questo non importa. Devono aspettare cinque anni dalla semina, ma poi gli arbusti danno guadagni per trent’anni. In piu’ la pianta da’ altri vantaggi: il raccolto puo’ essere fatto varie volte all’anno; cresce in terreni piuttosto poveri; non richiede grande cura ed e’ abbastanza resistente ai parassiti. Ma soprattutto: il prezzo del kath e’ in continua crescita negli ultimi anni. A Obicho inizialmente il kath costituiva solo una piccola riserva per l’emergenza. “Ci serviva per comprare la divisa scolastica ai figli e per le imposte”, raccontano gli abitanti. Era il periodo in cui i contadini guadagnavano ancora abbastanza bene con il caffe’. Ma poi il prezzo del caffe’ e’ diminuito, e anche quello di altri generi alimentari. I contadini guadagnavano sempre meno, e un reddito solido lo procurava solo il kath.
I tempi duri sono passati, ma gli agricoltori non rinunciano al kath. “La richiesta e’ grande e i prezzi sempre migliori”, s’entusiasma il contadino Abdellah Omar. Che fa intendere come il 60-70% delle entrate del villaggio derivino dalle coltivazione della droga. “Tutto le cose importanti le paghiamo con il kath”, dice. Omar ne vende un po’ per strada, ma gran parte del raccolto lo porta al mercato vicino. Gli acquirenti si spostano volentieri per tutto il Paese; piu’ vanno lontano, piu’ il prezzo conviene.
Rete di trasporto rapida per merce deperibile
In tutta l’Africa orientale la logistica si e’ posizionata su questa merce facilmente deperibile. Dalle principali zone di coltivazione dell’Etiopia occidentale la sostanza arriva ad Addis Abeba e Gibuti, in parte su gomma, in parte in aereo. Ora premono sul mercato anche le regioni piu’ isolate dell’ovest e del sud. E poiche’ le foglie hanno una scadenza di 36 ore, la catena di trasporto deve funzionare perfettamente. In Kenia, principale produttore insieme all’Etiopia, esiste un vero trasporto pendolare tra le zone di produzione attorno al Mount Kenia e l’aeroporto Wilson di Nairobi. Li’ attendono piccoli velivoli a elica che atterrano in varie piste erbose della Somalia. In Somalia dura da 18 anni una guerra civile, ma per la fornitura di kath tutti i partiti in lotta sono ben contenti di fare una tregua. Il rifornimento funziona persino tra le navi depredate e ancorate davanti alla costa. Il pomeriggio, quando le gote sono piene, i pirati sono spesso eccitati e nervosi, cosi’ gli armatori esperti preferiscono trattare il rilascio prima di pranzo. E la compagnia olandese KLM ha intensificato i suoi voli tra Addis Abeba e Amsterdam anche perche’, dicono gli iniziati, oltre a trasportare fiori, riempie i container di kath.
Uomini con le guance gonfie
E’ primo pomeriggio a Obicho, e il Consiglio degli anziani e’ seduto per terra in semicerchio; dietro sono allineati i giovani del villaggio. In silenzio, una dozzina di uomini infila tra i denti piccole foglie e germogli. Le mandibole masticano, le gote si gonfiano. Molti sospettano che a lungo andare la salute ci possa rimettere. “Lo sappiamo, ma smettere e’ difficile”, dice uno. D’altra parte il kath e’ anche un rimedio provato contro la fame. Cattiva coscienza? Assolutamente no, gia’ i loro padri e nonni coltivavano il kath. Bisogna solo non esagerare con il consumo.
Dopo qualche esitazione, si aggiungono anche alcune donne. No, dicono, noi non lo usiamo. Non e’ sano. Le donne non lo piantano, non lo raccolgono, non lo vendono. A Obichio il kath e’ affare esclusivo degli uomini. E lo sara’ ancora per molto. “Se ora i miei figli si sposano, ricevono del terreno su cui coltiveranno il kath anche loro”, spiega Abdellah Omar.