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Apprendere da situazioni extra-ordinarie per meglio comprendere la via da prendere in quelle ordinarie: da qui nasce la forte spinta da parte delle associazioni verso la ricerca sulle variazioni dei consumi in fase di lockdown. Sono state condotte tre ricerche mirate a tre diversi stili di consumo e una quarta indagine qualitativa, trasversale, è in corso, grazie a Forum Droghe, Cnca, Itardd, Itanpud, Neutravel, in collaborazione anche con realtà europee. Dai dati preliminari pubblicati nel Libro Bianco, e nonostante le differenze nei pattern analizzati, emergono comuni aspetti rilevanti, soprattutto sotto il profilo delle strategie che i consumatori hanno adottato nel regolare e rendere funzionale il proprio consumo alle mutate condizioni di vita.
A fronte di un mercato illegale che si è dimostrato flessibile e che non è mai venuto meno, se non per una minor accessibilità nelle prime settimane, i consumatori hanno mantenuto il proprio pattern di uso, anche quando accedere alla sostanza di elezione si faceva più difficile: non ci sono stati viraggi eclatanti su sostanze più reperibili o meno costose, in caso di difficoltà più che ricorrere a un’altra sostanza, si è parzialmente diminuito il consumo, così come l’aumento del consumo di alcool ha riguardato solo i bevitori più che giornalieri, mentre per gli altri è sensibilmente diminuito.
C’è stata capacità di adeguarsi al nuovo setting, con un ampio abbandono degli stimolanti usati nei contesti del divertimento, e la crescita delle motivazioni al consumo di droghe mirate al contenimento di ansia e solitudine, senza tuttavia configurare un picco di queste sostanze.
I processi di autoregolazione hanno mantenuto il limite di spesa – abbassatosi sia a causa di minor reddito che della minor propensione dei pusher a fare credito – come fattore di controllo, anche per chi vive in strada, che non ha visto un aumento delle attività illegali.
Non c’è stata sperimentazione di nuove sostanze, in un contesto di solitudine o famigliare che lo sconsigliava e lo avrebbe reso rischioso, e si è cercato il più possibile – ci è riuscito il 60% – di mantenere lo stesso pusher, per limitare i rischi di variazioni nella qualità. Alcuni tra chi consuma eroina si sono rivolti ai servizi per il mantenimento metadonico (+2,4%) e solo il 10% lamenta una carenza dei servizi di rdd. Costi i consumatori ne hanno pagati, ma a causa del mercato: i prezzi sono saliti, la qualità è diminuita.
Ora aspettiamo i risultati definitivi delle ricerche e quanto altre indagini dovranno dirci, augurandoci che si capisca come la ricerca sia necessaria; ma una prima osservazione, per quanto indiziaria, possiamo già farla: a fronte di un mercato illegale che non ha mai smesso di funzionare, nonostante la doppia, potente proibizione, della legge 309 e dei decreti Covid19, i consumatori hanno regolato il proprio consumo, lontani dallo stereotipo che li vede in balìa e alla ricerca di qualsiasi cosa possa alterarli. Una prima buona lezione appresa dal Covid19.
Le ricerche su www.fuoriluogo.it/consumicovid