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BRASILIA – Crescono le possibilità che la Corte Suprema brasiliana voti contro il governo Lula sullo status di rifugiato politico concesso all’ex terrorista italiano Cesare Battisti. Un quotidiano molto ben informato sul “Supremo Tribunal Federal” come O Estado de Sao Paulo sosteneva ieri che sono almeno cinque i magistrati pronti a votare per l’incostituzionalità della legge che concede al ministro della Giustizia l’ultima parola. Oltre al presidente, Gilmar Mendes, un giudice che ha già avuto in passato violenti scontri con il ministro Tarso Genro e che già votò per l’annullamento del decreto che concesse l’asilo politico ad un portavoce delle Farc in Brasile, ci sarebbero altri quattro magistrati della Corte disposti ad aprire il conflitto di poteri con l’esecutivo di Brasilia.

Sarebbero Cezar Peluso (che è anche il relatore del Tribunale nel caso Battisti), Ricardo Lewandowski, Carlos Menezes ed Ellen Grace. Se si considera che Cesar de Mello, il più anziano degli undici giudici federali, ha già detto che vuole astenersi il risultato finale sarebbe, per ora, di cinque contro cinque.

Nel caso in cui la Corte decidesse di sfidare il governo votando a maggioranza per l’incostituzionalità dell’articolo 33 della legge sull’asilo politico (quello che dà l’ultima parola al governo e che è stato già giudicato non costituzionale da altri ex magistrati della Corte), la decisione finale sull’estradizione di Battisti spetterebbe al presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva. Di fronte ad un voto sfavorevole della Corte Lula sarebbe in grande difficoltà. E’ vero che il presidente ha dichiarato che rispetterà “le decisioni della Corte” ma darla vinta a Mendes (che fa la guerra al governo anche perché vuole candidarsi con la destra al Senato) avrebbe effetti negativi sia in politica interna che nel suo partito, il Pt, tutto schierato con il ministro Genro.

Nell’ultima fase della sua presidenza (dovrà abbandonare il Planalto alla fine del 2010), Lula vive una situazione contraddittoria. E’ un’anatra zoppa perché il suo partito non controlla più né la presidenza della Camera, né quella del Senato, e dovrà scendere a compromessi sempre più pesanti, mano a mano che s’avvicinano le elezioni, con i partiti alleati; ma continua ad avere altissimi indici di gradimento personali, oltre il 70 percento.

Scenario complesso per il quale, in queste ore, prende forza anche una possibile soluzione di compromesso tra presidente e Corte. E’ una ipotesi che preoccupa e rende molto nervoso il “magnifico team” degli avvocati di Battisti ma che eviterebbe una grave crisi istituzionale. Si tratta dell’ipotesi di una “soluzione umanitaria” grazie alla quale Battisti, malato di epatite, potrebbe essere restituito all’Italia “per curarsi”. Estradato sì ma solo se diretto verso un ospedale.

Difficile fare previsioni sulla data del voto della Corte Suprema. In teoria, dopo la consegna della memoria preparata dal governo italiano, il dossier Battisti potrebbe finire nell’ordine del giorno del Tribunale Supremo anche giovedì della prossima settimana. Altrimenti, dato che il 19 febbraio inizia il Carnevale, si andrebbe all’inizio di marzo.