Tempo di lettura: < 1 minuto

Alcuni ricercatori hanno dimostrato per la prima volta il coinvolgimento di una proteina, la cannabinoide di tipo 2 (receptor CB2), per combattere gli effetti di dipendenza della nicotina, dimostrazione che potrebbe aprire strade terapeutiche al trattamento di questa stessa dipendenza.
Il lavoro, pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology, e’ stato messo in opera grazie all’Istituto di Neuroscienze, un centro in cui confluiscono l’Universita’ Miguel Hernandez di Alicante e il Consiglio Superiore delle indagini scientifiche (CSIC) della Spagna.
Nello studio, i ricercatori hanno verificato i diversi aspetti relazionati con la dipendenza da nicotina, tra questi, gli effetti dell’ambiente, la capacita’ dei topi di gestirsi da soli la nicotina (sostegno e motivazione per il consumo) e la sindrome di astinenza.
Sono state individuate diverse alterazioni cerebrali dovute al cambio di comportamenti. I meccanismi che si “impegnano” quando si consuma nicotina non si conoscono con precisione, pero’ e’ stato evidenziato che alcuni circuiti cerebrali possono avere un ruolo rilevante nell’azione che aumenta il desiderio di consumo di droga.
L’identificazione di un nuovo recettore la cui manipolazione farmacologica sia in grado di ridurre la dipendenza dal tabacco, potrebbe essere un interessante strumento per il trattamento di questa dipendenza.
La ricerca ha evidenziato che i topi carenti del recettore CB2 (CB2KO), in un test per condizionare la loro preferenza, non mostrano nessun tipo di questa preferenza per quegli ambienti associati alla gestione della nicotina.