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Non sono ammessi ladri nelle baraccopoli di Rio de Janeiro controllate dai narcotrafficanti: chi viene sorpreso a rubare e a turbare cosi’ l’ordine garantito nelle favelas dai signori della droga e’ condannato a morte dopo atroci torture. La rivelazione shock arriva dal quotidiano brasiliano ‘O Globo’, che ha pubblicato un reportage in cui si racconta nei dettagli la ‘giustizia’ sommaria dei boss, che non ammette appelli, ne’ avvocati difensori. La settimana scorsa, scrive il quotidiano, lo speciale tribunale ha condannato a morte un ladruncolo di 15 anni. Nove narcotrafficanti lo hanno prelevato e portato nel punto piu’ alto della favela, dove lo hanno torturato per ore. Gli aguzzini hanno iniziato a spaccargli bottiglie di vetro sulla testa, per poi passare all’elettroshock sui genitali, al soffocamento e alle pugnalate alla schiena. Le torture sono state interrotte dal pastore protestante Marcos Pereira, che ha supplicato di trasformare la sentenza di morte in esilio permanente dalla baraccopoli. La richiesta del religioso e’ stata accettata e il giovane in fin di vita e’ stato consegnato al pastore, che ha cercato poi di illustrare ai giornalisti la gravita’ della situazione: “Io vivo nella Striscia di Gaza”, si e’ sfogato con ‘O Globo’.