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La procura di Terni chiede di processare don Pierino Gelmini per avere compiuto abusi sessuali su dieci ormai ex ospiti della Comunita’ Incontro, ma il sacerdote ritiene che si tratti di accuse del tutto prive di fondamento e pur di rimanere con i giovani della struttura ha ottenuto di essere ridotto allo stato laicale. Tesi opposte che da giovedi’ prossimo si confronteranno davanti al gip di Terni.
L’udienza preliminare, che riguarda oltre a don Gelmini due suoi collaboratori e la madre di uno degli accusatori (questi ultimi tre solo per avere interferito nell’indagine), dovrebbe pero’ essere subito rinviata come gia’ chiesto da uno dei difensori degli imputati. E’ quindi probabile che le parti non comincino ad affrontare nel merito l’inchiesta aperta nel dicembre del 2005 e condotta dalla squadra mobile di Terni, coordinata dal sostituto procuratore Barbara Mazzullo. ‘Un’indagine difficile’ aveva spiegato il magistrato dopo avere depositato, il 25 marzo scorso, la richiesta di rinvio a giudizio. Il fascicolo riguarda presunti abusi sessuali avvenuti – secondo l’accusa – tra il 1997 e l’ottobre di dieci anni dopo nella sede di Amelia della Comunita’ Incontro. Qui don Gelmini costrinse a ‘soddisfare le sue richieste sessuali’ dieci allora ospiti della struttura per il recupero di tossicodipendenti. Due erano all’epoca dei fatti agli arresti domiciliari e altrettanti sottoposti alla misura dell’affidamento in prova. Due sarebbero stati molestati quando erano ancora minorenni.
La procura di Terni ritiene che don Gelmini abbia minacciato i giovani di avvalersi della sua autorita’ e della conoscenza di personaggi politici. In qualche caso promettendo favori tramite loro. Episodi che il pm sostiene di avere riscontrato incrociando le dichiarazioni degli ex ospiti della Comunita’ ma anche sentendo numerosi testimoni e attraverso intercettazioni telefoniche.
Accuse che pero’ don Gelmini, che giovedi’ non sara’ in aula, ha sostenuto essere completamente infondate. Per difendersi al meglio il fondatore della Comunita’ Incontro – 83 anni compiuti il 20 gennaio – ha chiesto e ottenuto dal Papa di essere ridotto allo stato laicale dopo un ventennio da Esarca mitrato della Chiesa greco-melchita. Riferendosi all’udienza di giovedi’, il suo portavoce, Alessandro Meluzzi, ha parlato di ‘prassi burocratica che non lo tocca e non influisce sull’attivita’ della Comunita’. Don Pierino e’ di una serenita’ olimpica. Ha la saldezza del giusto’.
La difesa di don Gelmini – gli avvocati Filippo Dinacci e Lanfranco Frezza – hanno sempre parlato di accuse prive di riscontri. ‘Non solo non ci sono riscontri – ha detto l’avvocato Dinacci – ma ci sono riscontri contrari. Almeno due degli accusatori hanno infatti detto in interviste o alla presenza di piu’ persone che don Pierino ha fatto loro ‘solo del bene”. Agli atti dell’inchiesta c’ e’ tra l’altro il verbale di un giovane che era stato in carcere con uno degli accusatori di don Gelmini il quale gli avrebbe riferito di essersi inventato le molestie per ottenere denaro.
L’udienza riguarda anche la madre di uno degli accusatori, Patrizia Guarino. Deve rispondere di avere rivelato le accuse formulate dal figlio nei confronti del sacerdote a uno dei collaboratori di don Pierino, Pierluigi La Rocca il quale poi, insieme a Giampaolo Nicolasi, un altro degli assistenti del fondatore della Comunita’, avrebbe offerto al giovane lavoro e denaro per farlo ritrattare. Anche loro hanno rivendicato la propria innocenza. Uno dei difensori dei collaboratori di don Gelmini, l’avvocato Manlio Morcella, ha tra l’altro evidenziato l’inutilizzabilita’ delle intercettazioni telefoniche utilizzate dall’accusa.

‘E’ vergognoso che i principali quotidiani italiani e i notiziari delle reti nazionali non abbiano riportato la notizia che il castello accusatorio ai danni di don Pierino Gelmini sta finalmente crollando’: e’ quanto afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che punta l’indice in particolare contro ‘chi in passato ha con cinismo oltraggiato la figura di don Pierino e messo in dubbio l’operato della sua comunita’, neanche di fronte all’evidenza di testimonianze dalle quali emerge che l’ormai 83enne don Pierino e’ stato vilipeso per estorcergli un po’ di denaro ha fatto marcia indietro’. ‘Che fine ha fatto – si chiede Gasparri – quel diritto-dovere di cronaca rivendicato da piu’ parti, soprattutto quando si e’ trattato di riportare le incaute dichiarazioni di magistrati attenti piu’ alla visibilita’ mediatica che alla ricerca della verita’? Questi stessi magistrati e chi ha con titoli cubitali infangato il nome di don Pierino dovrebbero riflettere su quanto hanno fatto e correre subito ai ripari. Pensino ai danni che hanno arrecato ad una intera comunita’ e ad un uomo che con la fede e la costanza ha salvato centinaia di ragazzi dal baratro della tossicodipendenza. Chi, tra televisioni e carta stampata, non ha esitato un attimo a montare un castello accusatorio infondato contro don Pierino ha il dovere morale – conclude Gasparri – e professionale di correre subito ai ripari’.