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Esattamente un anno dopo, una nuova Risoluzione nella stessa sede ha visto aumentare i voti favorevoli a 106, con 46 contrari e 34 astensioni. Una conferma, una tendenza ormai inarrestabile verso la scomparsa della pena capitale ovunque nel mondo. Ma pure il frutto di una grande sinergia, di un ruolo italiano di primo piano, di uno schieramento mondiale, di un contributo diretto e rilevante anche della Comunità di Sant’Egidio che ha organizzato lo scorso 25 maggio il IV Congresso Internazionale dei ministri della giustizia sul tema: “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”, svoltosi a Roma, nell’Aula della Protomoteca del Campidoglio.
Hanno partecipato all’iniziativa 23 paesi – sia abolizionisti che ancora mantenitori – di Africa, Asia e America, 28 personalità politiche e della società civile – tra cui 13 ministri della Giustizia – parlamentari, giudici di Corti Supreme, procuratori.
Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha affermato che «questo convegno mostra come l’abolizione della pena di morte rappresenti un nuovo standard morale che sarà sempre più difficile ignorare a livello internazionale». Inoltre ha ricordato come lo Stato e le leggi esistano a tutela della vita dei cittadini e non per la loro morte. «Per questo diciamo che non c’è giustizia senza vita. Questi convegni hanno incoraggiato molti paesi a intraprendere i passaggi necessari per passare dallo stato di mantenitori, a quello di abolizionisti de facto o addirittura de iure come Rwanda e Gabon nel 2007, il Burundi proprio quest’anno e prossimamente il Togo. Quello che chiediamo ai politici di ogni paese è che si lavori perché cresca l’autorevolezza umana, morale della legge e delle società nelle quali viviamo, più giuste e nelle quali ognuno ha il suo posto».
Nel corso del Congresso il Ministro della Giustizia del Paese del Togo Kokou Biossey Koné ha annunciato che il suo paese abolirà la pena di morte nei prossimi giorni. Per il Ministro africano, la decisione di porre fine alla pena capitale nel Paese è stata presa «grazie all’amicizia che unisce il Togo e la Comunità di Sant’Egidio». «In questo cammino siamo stati accompagnati dagli amici della Comunità, con fedeltà e pazienza», ha affermato. Negli ultimi anni, la Comunità di Sant’Egidio ha lavorato a stretto contatto con il Governo del Togo e con l’opinione pubblica del Paese e «ha favorito il dialogo politico che ha portato all’attuale transizione di unità nazionale», ha dichiarato il Ministro.
Dal Congresso sono emerse esperienze e impegni incoraggianti che attestano l’esistenza di una nuova onda della cultura della vita. Oggi il mondo sente la pena di morte, come in passato la schiavitù, come un crimine. Le persone possono cambiare, la giustizia può non essere retributiva: la legge nasce nelle società umane per difendere la vita e non per toglierla. Da più parti è stato sottolineato il bisogno di costruire le nostre società in maniera intelligente sulla base della cultura della vita, tracciando un nuovo percorso: quello della giustizia riabilitativa. La pena di morte non è prevenzione del crimine, non è legittima difesa della società. Un mondo senza pena di morte non è più indifeso, più debole o peggiore, è semplicemente migliore. Non rischia di umiliare l’intera società al livello di chi uccide. Non si arroga il diritto di togliere quello che non potrebbe mai restituire, in caso di errore: la vita umana. In tal senso, è tempo di rinunciare definitivamente alla pena capitale.

*Comunità di Sant’Egidio