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Avrebbero speculato sul problema della tossicodipendenza proponendo, anche tramite un sito Internet, una terapia di disintossicazione che, in particolare per la cocaina, non avrebbe nessuna base scientifica ed efficacia. E’ quanto e’ stato scoperto da un’inchiesta della Pm di Bologna Lucia Musti e del Nas dei carabinieri, che vede 14 indagati tra medici, infermieri, direttori sanitari di due cliniche, e un intero nucleo familiare, padre, madre e figlio.
Sarebbe stato il figlio a organizzare la terapia a pagamento.
Le accuse vanno, a seconda dei casi, dall’associazione per delinquere, all’abuso di ufficio, al falso, al peculato, all’abbandono di persone incapaci.
Tra le persone che si sono sottoposte al trattamento anche l’attore Paolo Calissano: rimase ricoverato per disintossicarsi in una clinica bolognese dal 25 maggio al 3 giugno 2005, ma non funziono’; poco tempo dopo, il 25 settembre dello stesso anno, fini’ in carcere per aver causato la morte della ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra durante un festino a base di cocaina a casa sua.
Il sito web -che nel frattempo ha cambiato contenuti- proponeva trattamenti di disintossicazione applicabili a eroina, metadone, morfina, oppio, buprenofina, cocaina e alcol, vantando una equipe che ‘in 10 anni’ aveva ‘effettuato centinaia di disintossicazioni da oppiacei e cocaina’ composta da anestesisti con ‘esperienze di responsabili di reparti di rianimazione e terapia intensiva in importanti ospedali di Bologna’ e indicava come strutture di ricovero ‘Case di cura private’ di Bologna con possibilita’ di ‘trattamento Vip per la disintossicazione di cocaina’. Ma la realta’ era un’altra: quella di una ‘organizzazione che, facendo leva sul disperato tentativo degli utenti di risolvere in breve tempo il problema dell’astinenza dall’assunzione di stupefacenti, non ha avuto scrupoli a rappresentare una falsa realta’ sulla innocuita’ e sulla buona riuscita dei trattamenti, abbandonando i pazienti, dopo aver conseguito l’illecito introito, al forte pericolo di ricadute e al conseguente rischio di overdose’.
La Pm Musti aveva chiesto anche misure cautelari nei confronti di cinque persone -tra cui due medici- ma il Gip Andrea Scarpa non le ha concesse perche’ tutti, in ipotesi di condanna, beneficeranno dell’indulto. Il giudice, pero’, nel suo provvedimento, spiega che l’indagine si fonda su un elemento che ‘allo stato pare evidente, vale a dire l’assoluta consapevolezza da parte dei protagonisti della vicenda dell’assoluta inutilita’ -se non della probabile dannosita’- del trattamento terapeutico’. Inoltre dalle intercettazioni si capisce come ‘l’obiettivo principale sia quello di conseguire il guadagno derivante dai trattamenti’. Per il giudice la terapia usata per la disintossicazione da cocaina utilizzata non ha alcuna base scientifica, e quanto agli oppiacei c’e’ una non documentata efficacia oltre a rischi legati all’anestesia totale.