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(Il Manifesto, 31 ottobre 2007 – di Andrea Fabozzi) L’ultimo “pacchetto sicurezza” voluto dal centrosinistra – ed erano allora i ladri di appartamento a minacciare la pacifica convivenza, non ancora i lavavetri – diventò legge dello stato nel marzo di sei anni fa. Meno di due mesi dopo Berlusconi vinse le elezioni.
Ieri; in dichiarata continuità con lo sfortunato 2001, il traballante governo Prodi ha varato cinque nuove leggi sulla sicurezza firmate torse per ima coincidenza dal ministro dell’interno Amato, presidente del Consiglio in uscita all’epoca del primo pacchetto. Auguri.
Dentro questo nuovo pacchettone ci sono talmente tante cose che inevitabilmente qualcuna è positiva, come la correzione della deregulation sul falso in bilancio o alcune norme per la lotta alla mafia. Tutto il resto è pessimo. La tardiva modifica della legge Cirielli, il più celebre obbrobrio della scorsa legislatura, è mirata solo ad allungare i termini di prescrizione.
Ma se quella legge era stata definita “degna del terzo Reich” era perché aboliva per i recidivi il principio costituzionale della pena mirata alla rieducazione. E questo non è stato modificato. Comprensibilmente, perché quell’impostazione repressiva e vendicativa è la stessa del pacchetto Amato (e un po’ Mastella), si parli di immigrati da espellere a cura del prefetto, di carcere da dispensare sostanzialmente con l’inganno (cioè non consentendo a chi non dispone di un avvocato di lusso di accedere alle misure alternative) o di ambulanti di merce contraffatta da punire più severamente degli evasori totali.
In linea con questo principio che è però l’opposto non solo del programma fossile dell’Unione ma anche della più recente proposta – governativa – di riforma del codice penale, e così giustamente aspettandosi il conforto dell’opposizione, la maggioranza confida in larghe intese parlamentari sulla sicurezza.
E il ministro Mastella si mette a stringere un po’ i detenuti per trovare altro spazio in carcere: l’ha promesso sul serio, “qualche migliaio di posti in sei-sette mesi”. Auguri anche a lui e stia tranquillo, nel pacchetto non c’è nessuna aggravante per chi avesse eventualmente contribuito a truffare l’Unione europea in compagnia delle opere.
I ministri della sinistra, non tutti, si sonò astenuti. Non c’è infatti un limite massimo alle astensioni: in teoria si può restare in un governo anche senza votarne mai i provvedimenti. Se poi la si pensa come Pecoraro Scanio – “l’astensione in consiglio dei ministri diventa sempre un voto favorevole in parlamento” – non si perde nemmeno il buonumore.
E non lo perdono i sindaci sceriffi, perché Amato promette che se il parlamento andrà piano il pacchettone si trasformerà in un decreto legge. La demagogia ha i suoi tempi e le sue regole: si alzano le pene per reati che resteranno senza un colpevole identificato, mentre già si commissiona un sondaggio. Il governo ha comunicato così ieri pomeriggio che l’85% dei cittadini approva i suoi editti sulla sicurezza. E allora, quando andiamo a votare?