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(L’Unità, 6 settembre 2007) Da qualche tempo, nei supermercati di Roma e di molte altre città, si è diffusa una nuova “figura professionale”. È costituita in prevalenza da immigrati che aiutano gli acquirenti a riporre la spesa nelle buste, nelle sporte ed eventualmente nel bagagliaio delle auto. Qualcuno, poi, prende in consegna il carrello e spera così di ottenere come mancia i 50 centesimi o l’euro di “caparra” (ripone il carrello, sblocca la “chiavetta” e intasca la moneta). Quello che segue è un dialogo possibile tra un italiano zelante e uno straniero impegnato in quella attività lavorativa. Chiameremo il primo Edmondo (da qui in avanti semplicemente “Ed”) e il secondo Samir (d’ora in poi “Sam”).
Location: la cassa di un supermercato di una grande città. Ed: Buongiorno. Scusa, dico a te… (agli immigrati è superfluo, e snob, dare del “lei”: non capirebbero, ndr). Lo sai che qui non puoi stare? Lo sai che quello che fai è illegale? Sam: – Cosa illegale? Ed: – Questa specie di lavoro che fai, se lavoro si può chiamare. Sei come quelli che lavano i vetri ai semafori. Uguale uguale. Sei un abusivo; e magari fai parte di un racket. Magari ti controlla qualcuno, qualcuno che comanda te e altri cento come te: uno al quale, a fine giornata, devi dare i soldi. O magari minacci le persone per ottenere la mancia, mentre i clienti dei supermercati sarebbero ben felici di tenerseli in tasca, quegli spiccioli, e di imbustarsi la spesa da soli. Te ne devi andare di qui. Sam: – Cosa vuoi? Io aiuta gente…

“Cavoli”, pensa Edmondo, “ma perché gli immigrati non imparano a declinare i verbi? O mi sta prendendo per il sedere o questo è appena uscito da un film sulla “Capanna dello zio Tom”!”. Ed: – Non mi sono spiegato. Tu non aiuti nessuno. Da sempre gli italiani ripongono la spesa nelle buste da soli. E lavano i vetri delle macchine da soli. Senza bisogno di essere assillati da stranieri che vogliono solo la mancia. Ieri, da casa al lavoro, in quattro mi volevano lavare il parabrezza! E oggi non posso più fare la spesa in santa pace? Sam: – Tu fai spesa come vuoi. Io può darsi che aiuta te. Se vuoi tu dai centesimi, se non vuoi dai nulla. Ed: – Certo, certo. Però alla vecchietta mica dici così, vero? Da quella la mancia la pretendi, vero? Sam: – Signora vecchia cinquecento.
Ed: – Cinquecento cosa? Sam: – Cinquecento soldi al mese di pensione. Solo pasta, riso e patate lei. Ed: – E che c’entra? Cosa c’entra? Tu quanti ne fai di soldi, piuttosto? Eh? Sam: – Io 30 al giorno. Ed: – Ah! Tutto in nero… non paghi un euro di contributi… lo sai cosa sono le tasse? C’è gente che guadagna meno di te, in questo paese, e paga le tasse… Sam: – Io vive in otto in casa piccola. Paga trecento mese. Poi direttore mercato vuole dieci al giorno per stare io qui a fare busta. Io mica ricco. Ed: – Sì, e poi un’altra metà la darai a qualche malavitoso, così finanzi pure la mafia e il narcotraffico… droga, riciclaggio, prostituzione… Sam: – Io mando soldi a casa. Ed: – Certo, tutti dei santi siete… Senti, a me non interessa dove mandi i soldi. Guarda che io mica sono razzista.
Anzi, se capisci cosa vuol dire, io sono di sinistra. Chiaro? Però è questione di legalità. E la legge va rispettata, sempre. Quella non ha colore, non è bianca e non è nera, non è di destra né di sinistra. Ci sono delle regole, qui da noi: e se volete vivere in Italia, dovete rispettarle. A questo punto, come in ogni musical che si rispetti, un coro di clienti intona uno stacchetto: “La legalità non è di destra / non è di sinistra”, concluso da un assolo di Samir: “Ma i metodi per farla rispettare / quelli non sono tutti uguali. Oh yeheee…”.
A questo punto, Edmondo e Samir si osservano, entrambi un po’ stralunati (ed esausti per la fatica di interpretare due stereotipi e, tuttavia, decisi ad andare fino in fondo. Sono pagati per questo, dopo tutto). Sam: – Io non faccio male. Io solo aiuto. E se aiuto bene italiani buoni aiuta me. Ed: – Ma sei abusivo. Ed è questo che conta. Da dietro la cassa la voce di una donna anziana si rivolge all’immigrato: “Samir, buongiorno.
Oggi non mi dai una mano?” Sam (parlando a Ed): – Lei cinquecento al mese. Poi si china sulla merce della donna, la ripone nella busta e la porta fuori dal supermercato. L’anziana donna si appoggia a lui, mentre cammina incerta e lenta (e un po’ affaticata anche lei dalla parte interpretata su nostra richiesta). Lo saluta sorridente e gli porge venti centesimi. Lieto fine. Edificante al punto giusto. (Applausi o fischi, a vostro piacere).