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(DIRE) Bologna, 7 giu. – Non ci sono solo i Nas dei Carabinieri da schierare contro il consumo delle droghe a scuola. Incaricare solo loro significa mettere in campo “l’ennesima situazione di emergenza”. Invece, per intercettare e arginare il fenomeno dello spaccio e del consumo, esistono anche altre figure professionali.
Ad esempio, “abbiamo professioni, come gli Educatori Sociali, che sono presenti da anni negli ordinamenti universitari, ma rimangono incompiute nell’organizzazione istituzionale”. A ricordarlo al ministro della Salute, Livia Turco, che ha proposto il ricorso ai Nas e’ una mozione approvata dal Consiglio della Facolta’ di Scienze della Formazione dell’Universita’ di Bologna.
Un modo per dire: si sono schierati i Nas, si sono dimenticati gli “addetti ai lavori”, educatori, appositamente formati e “di aiuto al percorso di vita”. Un modo per dire: si cambi.

“Non vogliamo fare lezioni a nessuno, anche se siamo docenti”, premette l’incipit della mozione della Facolta’ guidata da Andrea Canevaro. E, “a proposito della proposta della Ministro Livia Turco, potremmo dire che e’ una buona cosa ricordare ed evidenziare che esiste anche la risorsa” dei Nas, ma “crediamo che sia bene aver presente che il quadro delle risorse ha orizzonti vasti”, scrivono i docenti di Scienze della formazione.
Un quadro ampio delle risorse, “a cui eventualmente attingere, e’ importante. Ma esige che il quadro sia chiaro: ruoli professionali definiti nei percorsi formativi e nei compiti, collaborazioni non improvvisate, osservatori e dati consultabili e capaci di fornire prospettive credibili”. Peccato che attualmente “non e’ cosi'” che stanno le cose. “E questo rende insicuro il quadro, e trasforma una proposta come quella formulata da Livia Turco in un’ennesima soluzione di emergenza”.
I docenti avvertono anche Turco che “le continue emergenze non creano quel quadro di sicurezze di cui tutti dicono di aver bisogno”. Dunque, “chiediamo che vengano completate le professionalita’; che vengano chiariti i profili e riconosciuti i compiti. Le professioni che possono comporre un quadro di certezze vanno dagli Insegnanti agli Educatori Socialià Paradossalmente, sono professioni sottoposte ad incertezza in molti sensi”.
Il Consiglio della Facolta’ di Scienze della Formazione chiede anche “che vi sia un impegno assunto con chiarezza per dare sicurezza al quadro delle professioni che possiamo chiamare ‘di aiuto al percorso di vita'”. E’ “un investimento economico che il nostro paese deve poter fare per avere un’economia sana”. Questo, insistono i docenti, “e’ importante per la qualita’ delle relazioni personali e sociali, della condivisione di significati, della partecipazione a rituali ed occasioni sociali, e per l’acquisizione di strumenti cognitivi adatti a leggere e comprendere la realta’ sociale e produttiva in cui si vive”. Le professioni devono saper collaborare, “ma e’ possibile farlo non sapendo bene quale definizione professionale si ha? La depressione che caratterizza certi ruoli professionali non e’ la premessa giusta per agire positivamente nel e sul contesto sociale”. E dunque, si conclude la mozione, “chiediamo a coloro che hanno responsabilita’ politiche nazionali come locali di assumere questo impegno: fare in modo che l’eventuale ricorso ai Nas dei Carabinieri sia una delle tante risorse comprese in un orizzonte ampio; e che lo scenario sia composto da risorse professionali sicure e capaci di assumere responsabilita'”.