(Il Gazzettino, 20 maggio 2007) Università e carcere: un legame che si rinnova. È stata infatti firmata l’altra mattina, a palazzo del Bo, la convenzione attraverso la quale prosegue il rapporto tra il nostro ateneo e il carcere Due Palazzi, con il supporto della Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che consentirà ai detenuti – con accertati requisiti di idoneità – di seguire il percorso accademico anche durante la detenzione.
Attualmente sono venti i detenuti iscritti ai corsi universitari: 12 alla Facoltà di Lettere e Filosofia, 4 a Scienze Politiche, 2 a Giurisprudenza e uno ciascuno a Psicologia e Farmacia. All’interno del Due Palazzi, poi, è stato creato uno speciale reparto in cui otto detenuti possono seguire gli studi universitari seguendo un regime carcerario più “aperto” rispetto ai loro compagni.
“È uno spazio – spiega il direttore del Due Palazzi, Salvatore Pirruccio – in cui vi è una sorveglianza differente rispetto agli altri reparti della struttura. Qui i detenuti che studiano possono farlo assieme, consultando i libri e confrontando la loro preparazione. Naturalmente i criteri di selezione per accedere a questo reparto sono alti: i detenuti iscritti all’università debbono infatti avere superato tutti gli esami del primo anno, quindi c’è anche la consultazione con i professori e con i responsabili del carcere. Ora le Facoltà che fanno parte della convenzione, attivata per la prima volta nell’anno accademico 2004-5 – termina il direttore Pirruccio – sono sei, ma in futuro spero vivamente il numero possa essere incrementato”.
Nel frattempo c’è da registrare la prima laurea, in Giurisprudenza, ottenuta da un ex detenuto che dopo la scarcerazione ha proseguito l’impegno universitario. Un risultato che fa ben sperare. “I detenuti – ricorda il professor Giorgio Ronconi, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia – sono seguiti da quindici docenti che tengono lezioni ed esami in carcere, da quattordici volontari e da 6 tutor. Da settembre gli esami sostenuti sono stati 50 e le medie sempre molto alte”. Tra gli studenti che vengono preparati in carcere ci sono anche sei stranieri. “L’auspicio – afferma Felice Bocchino, provveditore regionale alle Carceri – sarebbe quello di estendere questa convenzione a tutti gli istituti penitenziari del Triveneto, anche a quelli femminili”.