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(Apcom, 8 maggio 2007) La “lentezza” della macchina della giustizia, le difficoltà e lo strazio di crescere un bambino in carcere. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano visita la Casa circondariale di Rebibbia e più forte di tutti è l’appello delle mamme del carcere: giovani, in larga parte nomadi, si sono rivolte al capo dello Stato con la voce forte e determinata di una detenuta per chiedere attenzione ed efficienza da parte del sistema giustizia per la concessione, laddove possibile, dei benefici di pena previsti. Provvedimenti preziosi soprattutto per quelle donne, 15 sulle circa 250 detenute di questo istituto di pena, che hanno bimbi piccoli.
Un appello “accorato” come lo ha definito lo stesso Napolitano che, nella visita al braccio femminile, si è soffermato nel nido della struttura per un saluto alle mamme e per un carezza ai loro piccoli. Poi, nell’affollato auditorium del carcere, davanti al Guardasigilli Clemente Mastella, ai vertici del Dap, agli agenti penitenziari e a una rappresentanza dei detenuti, il capo dello Stato ha raccolto il grido di dolore di queste donne per “rapide e comprensive decisioni in materia di benefici e di pene alternative qualora ve ne siano i requisiti”. Napolitano ha voluto anche porre l’accento sulla particolare situazione, oltre che delle detenute mamme, di quelle straniere perché “sappiamo quanto critica sia la loro realtà nella già critica situazione del carcere”.
La voce delle donne di Rebibbia è una giovane signora bionda alla quale Napolitano stringe affettuosamente la mano al termine di un intervento dove a nome delle detenute si sottolinea che “l’indulto non è stata la soluzione di tutti i problemi perché è necessario abbreviare i tempi della giustizia” anche “per la concessione da parte del Tribunale di sorveglianza del beneficio della pena alternativa”. Infatti “anche quando ci sono i requisiti e si tratta di madri con i figli in carcere – ha spiegato la detenuta – non sempre viene concesso”.
Napolitano ha avuto parole di speranza e di ascolto: “Raccolgo questi appelli per tenerne conto nell’ambito delle mie responsabilità di stimolo e di verifica nei confronti del sistema e dell’amministrazione penitenziaria”. Poi, rispondendo invece alle affermazioni di un detenuto il capo dello Stato ha voluto sottolineare “l’importante volontà di dialogo con le istituzioni che avete espresso stamani e questa tensione per un reinserimento nella società e nel mondo del lavoro che impedisca il rischio di una ricaduta nel circuito delinquenziale”.
L’ascolto e l’attenzione hanno caratterizzato la visita di Napolitano a Rebibbia, secondo capo di Stato dopo Ciampi nel 2002, a visitare un carcere. “Sono qui per testimoniare la vicinanza delle istituzioni repubblicane – ha detto il presidente ai detenuti -, per rendermi conto più da vicino dei problemi reali del mondo penitenziario, per stabilire almeno un fuggevole contatto con alcuni di voi. Sono qui per ascoltare e non tanto per dare risposte che spettano ad altri titolari di diverse funzioni istituzionali”.