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(Corriere Adriatico, 23 aprile 2007) L’impiego di quattro detenuti per la pulizia del parco comunale ha consentito la riapertura stagionale dello stesso. Intervista all’assessore comunale ai lavori pubblici, Michele Chiarabilli.

Come è stato possibile un intervento del genere?

“Il progetto è maturato grazie alla collaborazione attivata tra Comune e casa di reclusione. Hanno svolto un ruolo importante in tal senso sia la direzione del carcere che l’educatrice”.

Quali sono state le operazioni effettuate nel parco?

“Essenzialmente di pulizia e ramazzatura”.

Il fatto che il parco sorga a ridosso del carcere ha agevolato il progetto?

“Non è questo il vero significato dell’iniziativa. Piuttosto il fatto che si è cercato di instaurare un rapporto nuovo rispetto al passato. Per molti reclusi essere impegnati in un lavoro è qualificante e anche necessario. Per il Comune trovare personale per interventi del genere non è facile. E poi, diciamolo senza mezzi termini: a noi, in veste ufficiale di ente pubblico non dispiace affatto collaborare per agevolare il recupero dei detenuti e creare condizioni perché possano socializzare meglio attraverso esperienze di questo genere”.

I risultati sono stati soddisfacenti?

“Sicuramente molto soddisfacenti perché le persone utilizzate hanno lavorato con impegno e grande dedizione”.

Tutto questo lascia supporre che potranno essere avviate altre esperienze del genere?

“Pensiamo che sarà possibile prossimamente attuare altri progetti. Per ora li stiamo studiando. Per ovvii motivi non possiamo anticipare nulla ma è certo che i risultati ottenuti in questo primo caso lasciano ben sperare”.

È la prima volta da tanti anni che il parco cittadino riapre i battenti senza sollevare malcontenti per lo stato di degrado in cui veniva trovato per forza di cose specie dopo il periodo invernale. Con ogni probabilità i detenuti potranno presto essere coinvolti in una serie di interventi non meno importanti. Si tratta di ripulire tutte le caditoie cittadine ingombrate da fango e detriti. Una situazione che provoca sempre – basta un acquazzone un tantino più insistente – una serie di allagamenti agli incroci stradali fino a determinare nei casi più accentuati un pericolo per la pubblica incolumità.
Altri interventi potrebbero riguardare – si tratta sempre e comunque di ipotesi – una regolare manutenzione dei viali o del verde pubblico. Come dire che il lavoro non manca. Per ora si prende atto – con la soddisfazione di tutti – che qualcosa di importante è stato completato.
La speranza è che si prosegua al fine di qualificare sempre più un’intesa che merita di essere accentuata. Risale ad una quindicina d’anni fa il primo tentativo di dare vita ad una cooperativa di reclusi perché gli stessi avessero potuto prendere in gestione alcuni comparti del demanio forestale delle Cesane. Ma alle migliori intenzioni e alla buona volontà non si riuscì allora a far seguito. Oggi la “sorpresa” anche se in forma diversa – ma non è questo il problema – è maturata in tutta tranquillità e sicurezza. Buona cosa senza dubbio. Che lascia proprio ben sperare per il domani.