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Torino si avvia, purtroppo e nonostante la mobilitazione di molti, per la seconda volta in sei anni, a scegliere di sottrarsi ad una responsabilità innovatrice: appare ormai profilarsi il no in Sala Rossa, lunedì 26, alla sperimentazione di una stanza del consumo in città. Dopo la ministra Turco, scende in campo anche Antonio Costa, direttore dell’UNODC, evidentemente preoccupato che anche Torino si aggiunga al già lungo elenco delle città europee che si sono prese la libertà di scelte politiche autonome.
La lettera di Antonio Costa al sindaco di Torino Sergio Chiamparino contro le stanze del consumo, arriva proprio quando l’EMCDDA, l’Osservatorio europeo sulla droghe, lancia il suo allarme: il Rapporto 2007 dell’istituto scientifico, oltre a segnalare un aumento costante dei consumi, presenta anche un preoccupante aumento nei decessi per overdose nell’ultimo anno, enfatizzandolo come uno dei punti di attenzione per le politiche sanitarie della UE. Lo stesso Osservatorio, per altro, nel 2004 ha pubblicato un accurato studio sulle 72 stanze attive nel continente europeo, concludendo con l’evidenza scientificamente fondata della loro utilità, sia per quanto attiene la riduzione delle overdose infauste, che per quanto riguarda il contenimento del consumo “a scena aperta”. Di contro, Costa e le agenzie ONU non hanno mai prodotto una riga che evidenziasse, all’opposto, il loro fallimento, limitandosi ad asserzioni del tutto generiche e non verificabili. Siamo pertanto di fronte a un dilemma: credere alle decine di studi di valutazione effettuati in tutto il mondo e validati anche dall’Osservatorio europeo (cui, sia detto per inciso, tutti gli stati membri UE si riferiscono e rispondono) o fidarci delle affermazioni di Costa? La risposta dovrebbe essere semplice. Qualcuno si chiederà: ma come, non dobbiamo credere alla autorevolezza dell’ONU? Forse non tutti sanno che esistono da decenni infiniti contenziosi scientifici contro l’ONU, a livello mondiale, accusata da molti stati e da molte comunità scientifiche di essere attaccata contro ogni evidenza alla propria scelta politica di “guerra alla droga”, e ideologicamente in opposizione a ogni apertura verso politiche di riduzione del danno. La Stessa Unione europea, sebbene tra molti balletti diplomatici, e nel rispetto formale delle Convenzioni internazionali, in realtà da anni sta prendendo le distanze e trovando una sua strada: tanto che, se l’ONU basa la sua politica globale su due pilastri, riduzione della domanda e riduzione dell’offerta per un “mondo senza droghe” (sic!), la UE di pilastri ne ha ufficialmente uno in più, la riduzione del danno, appunto. Anche sulle stanze del consumo, è storica la battaglia dell’UNODC contro Olanda, Germania, Svizzera, ma anche Australia, Canada e, più di recente, Brasile e Spagna: non passa anno che questi paesi non vengano censurati nei documenti ONU e non passa anno che questi paesi non riaffermino con determinazione e sulla base di evidenze le loro scelte per la salute dei propri cittadini. Stessa cosa vale – e siano avvisati il sindaco Chiamparino e la ministra Turco – anche per la somministrazione di eroina medica, che l’ONU vede come fumo negli occhi, come lo stesso Costa ha loro ricordato (o minacciato?). Una buona parte del mondo, quindi, sta responsabilmente cercando le sue strade in autonomia, e l’ONU – al contrario di quanto Costa sostiene arbitrariamente – non ha mai potuto opporsi formalmente invocando le Convenzioni: perché queste non possono invadere un terreno che attiene alla piena autonomia degli stati, cioè la tutela della salute pubblica e dei singoli. Ci si poteva augurare una diversa indipendenza del nostro governo da logiche politico ideologiche che, proprio il prossimo anno, nel 2008, anno della verifica delle scelte globali, dovranno contemplare il loro colpevole fallimento: le politiche ONU hanno portato verso un mondo dove non solo si consuma di più ma si subisce un danno maggiore dovuto significativamente a scelte politiche sbagliate e limitanti, e alla ottusa opposizione a interventi sensati e pragmatici. L’ONU dimostra ormai da decenni di non essere una comunità scientifica, ma un’agenzia politica che, forse, dovrebbe dare maggiore ascolto alle comunità scientifiche e, per altri versi, alla società civile. Così non è. E il sindaco Chiamparino, che si augura un incontro con Costa “per approfondire”, forse trarrebbe più profitto da un incontro con l’EMCDDA o, magari, con i tanti ricercatori e operatori della sua città, abituati più di Costa a lavorare sulla base di scienze ed evidenze. E’ così che molte municipalità europee – da Amsterdam a Barcellona, da Zurigo a Francoforte, da Bilbao a Berna – hanno trovato nuove strade, e hanno praticato la loro autonomia anche polemicamente e con coraggio sottraendosi ai vincoli ideologici della war on drugs. Perché, come molti sindaci già dagli anni ’90 ebbero a dire, chi ha la responsabilità della salute e della sicurezza dei propri cittadini non può permettersi il lusso di fare ideologia. Nessuno di loro, sia detto per inciso, è finito sotto processo o in galera. Si può fare, insomma.