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Al Ministro della Solidarietà Sociale
Paolo Ferrero

Caro Ministro,
questa mia per comunicarle la decisione di dimettermi dall’incarico, che mi ha conferito il 23 ottobre 2006, a membro della Consulta degli esperti e degli operatori delle dipendenze presso il Ministero della Solidarietà Sociale, nomina motivata, insieme, dalla mia professionalità e dal mio essere rappresentante di una associazione, Forum Droghe, che da oltre un decennio di dipendenze si occupa.

Le ragioni di questo passo – che compio con grande personale fatica – risiedono in una lunga serie di episodi che per mesi hanno dato vita a una prolungata, accanita, pesante campagna mediatica e politica condotta da esponenti politici bipartisan di questo Paese, contro questa nomina, in ragione dei miei trascorsi di militante della lotta armata negli anni ’70. Una campagna che, di riflesso, ha avuto come oggetto anche lei, e che l’ha esposta a una situazione che credo non facile, di cui non intendo più essere involontaria ragione.

Per alcuni mesi, nonostante questa battente campagna, ho ritenuto non fosse giusto e opportuno rinunciare a un incarico che mi consentiva di dare, insieme a molti altri, il mio contributo tecnico al suo Ministero, nel momento in cui si profilava una tanto attesa stagione riformatrice: le discontinuità con quel mio passato, la pena espiata e il mio presente di impegno professionale e sociale, confortati dallo spirito e della lettera della nostra legge costituzionale, mi suggerivano l’idea che nella Consulta io non fossi fuori posto. Non solo: ma a fronte dei primi attacchi politici alla mia nomina, mi avevano grandemente confortato e sostenuto sia la posizione della quasi totalità dei membri stessi della Consulta, che numerosi confermavano la piena disponibilità a lavorare con me, a prescindere da orientamenti culturali e professionali differenti; sia le espressioni di solidarietà pubblicamente espresse e provenienti da diverse aree culturali e politiche di questo Paese; sia e certo non ultima, la sua ferma posizione – di cui la ringrazio – coerente con una cultura garantista e rispettosa del diritto e dei diritti.

Tuttavia, ritengo che gli ultimi avvenimenti abbiano creato un clima troppo pesante: in particolare, la mozione di sfiducia individuale contro di lei presentata da AN e addirittura la denuncia penale a suo carico portata avanti dalla Procura di Roma, in quanto nominandomi lei avrebbe compiuto un atto illegittimo, mi suggeriscono questo passo. Del resto e per questo, già nelle scorse settimane le avevo espresso la mia disponibilità a farmi da parte, rinunciando al mandato.

In riferimento specifico a quest’ultimo fatto, è evidente la strumentalità con cui si ricorre al codice penale, e come l’appiglio giuridico – la supposta incompatibilità tra il mio essere tuttora interdetta dai pubblici uffici e il ruolo in Consulta, per cui il suo atto di nomina sarebbe appunto illegittimo – sia mera funzione di una campagna politica. Personalmente, credo – confortata dal parere di esperti – che la norma in questione vada interpretata ben diversamente, e che un ruolo consultivo non ricada nella definizione di pubblico ufficio, e credo che, arrivando in una sede di dibattito sul punto, sarebbe per lei e per me possibile vincere questa battaglia.

E tuttavia, preferisco la strada delle dimissioni, non volendo in alcun modo vestire i panni del casus belli per ulteriori pesanti e strumentali attacchi politici. Sono consapevole, e immagino lo sia anche lei, di quanto questa sconfitta, che è politica e culturale, rischia di pesare nel futuro non solo nei miei confronti, ma anche di tante altre persone, segnata com’è da una così forte affermazione di una cultura che non esito a definire di vendetta senza fine.

La ringrazio per la fiducia accordatami in questi mesi e auguro ai miei colleghi di fare un buon lavoro, nell’interesse di quanti pagano con sofferenze non necessarie leggi, politiche e interventi inadeguati e ingiusti.

Cordiali saluti.

Susanna Ronconi.

Torino, 22 febbraio 2007