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Caro sostenitore della Drug Policy Alliance,
il presidente-eletto Obama, anche se non avrà come priorità numero uno la fine della war on drugs, ha dichiarato che l’America dovrebbe cominciare a trattare il consumo di droga come una questione sanitaria invece che di giustizia penale. Egli è favorevole alla abrogazione del federal syringe ban (norma che impedisce il finanziamento federale dei programmi di scambio siringhe) e a fermare i raid della Dea contro i pazienti che usano la marijuana a fini medici. Obama è anche co-sponsor della proposta di legge del senatore Biden per eliminare la disparità “100 a 1” tra le pene comminate ai consumatori di crack (in prevalenza afroamericani) e quelle riservate a chi fa uso di cocaina. Inoltre, molti Democratici con importanti incarichi al Congresso – dalla speaker Nancy Pelosi alla deputata Dana Rohrabacher – sostengono la riforma delle politiche sulle droghe.

Nei prossimi mesi, il presidente-eletto Obama sceglierà un nuovo Zar antidroga per la nostra nazione, e i membri del Congresso legifereranno per modificare la sua agenzia. Abbiamo l’opportunità di cambiare la politica sulle droghe per una generazione.

Tuttavia il mio entusiasmo è temperato dalla sconfitta della Proposition 5 (per l’ampliamento di trattamenti alternativi al carcere per consumatori autori di reati non violenti) in California. Sapevamo sin dai primi sondaggi che la maggioranza schiacciante di californiani era favorevole a questa importante riforma delle prigioni di stato e delle politiche relative alle condanne per droga. Ma la squallida coalizione del sindacato delle guardie carcerarie, della associazione dei distributori di birra, degli interessi legati al gioco d’azzardo, di gruppi antidroga fanatici e di politici pavidi ha raccolto 3,5 milioni di dollari nelle ultime settimane di campagna per far trasmettere in tutto lo stato annunci televisivi ingannevoli. Alla fine non abbiamo potuto competere con le loro bugie e con la loro tattica basata sulla paura.

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Ethan Nadelmann
Direttore esecutivo DPA