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Bellinzona. Nel dicembre 2006, il parlamento svizzero ha votato un’ampia revisione della legge sugli stupefacenti. Sono state approvate tutte le modifiche avanzate dal governo nel 2001, ad eccezione dell’apertura al consumo ricreativo della canapa, che è stata accantonata. Quest’ultima proposta è stata ripresa in un’iniziativa referendaria che sarà sottoposta al voto popolare fra un paio d’anni.
Proprio a causa della canapa, la riforma governativa aveva subito una battuta d’arresto all’inizio dell’estate 2004. Il Consiglio nazionale si era allora rifiutato d’entrare nel merito del progetto di legge già approvato dall’altro ramo del parlamento, il Consiglio degli Stati, che aveva accettato l’intera revisione, disposizioni sulla canapa incluse, con un risultato netto, senza voti contrari.
Le discussioni erano state dominate proprio dal tema della canapa, sostanza per la quale era stata proposta la depenalizzazione del consumo e l’adozione di regole per un’esplicita tolleranza di coltivazione e commercio destinati al consumo interno.
La precedente legge, in vigore dal 1951, in origine mirava a combattere solo l’uso illecito di farmaci, mentre la parziale revisione del 1975 aveva introdotto il divieto del consumo delineando un approccio proibizionista che considerava il diritto penale strumento primario della «lotta alla droga». Le esperienze condotte localmente dai Cantoni negli anni ’80 e ’90 avevano poi spinto la Confederazione a consolidare la riduzione del danno, introducendo la cosiddetta «politica dei quattro pilastri»: prevenzione, riduzione del danno, terapia e reinserimento, repressione dei traffici illeciti. Il diritto penale aveva così assunto nella prassi recente una nuova valenza: strumento fra altri, da applicare in modo coerente.
Questo approccio, passato al vaglio di tre votazioni popolari e di due ampie consultazioni, era confluito nel disegno di legge governativo del 2001, approvato ora da ambedue i rami del parlamento (ad eccezione delle norme sulla canapa, come si è detto). Sono stati così affidati alle autorità nazionali compiti di coordinamento, ricerca, formazione e qualità, mentre l’intervento resta demandato ai Cantoni. Per il trattamento a base d’eroina, ad esempio, i Cantoni non possono agire senza avallo nazionale, ma al contempo non possono sorgere progetti senza il consenso cantonale. Sta alle popolazioni sollecitare le autorità locali ad adottare misure che sono già state sperimentate in altri cantoni: le regioni sono così spinte ad emularsi, in un «federalismo di concorrenza».
Sul vasto ventaglio di misure di riduzione del danno, dalla distribuzione di materiale sterile per iniezioni, ai locali per il consumo (le altrove famigerate «stanze per il buco»), fino al trattamento a base d’eroina, nel 2004 non c’era stata discussione. Le prassi locali, infatti, hanno mostrato quanto efficace sia una strategia di riduzione del danno, soprattutto se condotta con il sostegno delle istituzioni chiamate a reprimere la grande criminalità e il commercio illecito.
Neppure l’utilizzo terapeutico della canapa è stato contestato ed è ora legale; il governo aveva però proposto di depenalizzare il consumo ricreativo di quella sostanza e di tollerarne produzione e commercio destinati al consumo interno. A sostegno della proposta, erano avanzate queste argomentazioni: il forte divario tra la realtà dei consumi diffusi e la legge, col risultato che chi l’assume non si considera consumatore di «droga»; analoghi aumenti del consumo sono registrati nell’Unione europea, indipendentemente dalle norme legali; inoltre, la canapa genera danni alla salute relativi, mentre alcool e tabacco sono problemi di salute pubblica ben più gravi.
Come detto, un ramo del parlamento aveva approvato anche questa parte della riforma, mentre nel 2004 l’altro, il Consiglio nazionale, aveva preferito rifiutare l’entrata in materia. A fine 2006, tolte le disposizioni legate al consumo ricreativo della canapa, la riforma legislativa non è stata per nulla osteggiata in parlamento e niente lascia presagire che saranno raccolte le firme per indire un referendum abrogativo.
Resta aperta la questione dell’uso ricreativo della canapa, che genera un mercato crescente, da regolare. Come gestire un prodotto non lecito? Una recente iniziativa popolare riprende quanto proposto nel 2001 dal governo. Chiede, infatti, che il consumo di stupefacenti, canapa compresa, rimanga vietato, ma che sia dichiarata non punibile l’infrazione per la canapa. Produzione e commercio di stupefacenti resterebbero vietati, mentre la Confederazione dovrebbe definire per la canapa le casistiche di non punibilità. Sulla base di un sistema di verifica, coltivazione e commercio di canapa verrebbero così «tollerati».
Contemporaneamente all’adozione parlamentare del resto della riforma, il governo ha preso posizione sull’iniziativa popolare, chiedendo a parlamento e popolo di respingerla. Il parlamento lo farà quasi certamente, mentre il popolo sarà chiamato ad esprimersi nel 2009.
La questione canapa resta dunque aperta, ma è finalmente divenuta legge una politica umana ed efficace verso chi consuma eroina o altri stupefacenti.