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In questi anni l’attivazione di iniziative che si richiamano all’approccio metodologico della riduzione del danno hanno avuto in Italia più o meno enfasi e radicamento in base ai diversi contesti locali. Ci sono territori in cui per vari motivi (preclusioni ideologiche, ritardi nell’aggiornamento degli approcci operativi propri degli interventi a bassa soglia, ecc.), sono sostanzialmente assenti esperienze in merito; in altri, invece, si è già arrivati alla seconda o terza “generazione operativa”, essendo stata superata la fase sperimentale e allargato l’approccio metodologico anche ad altri fenomeni sociali non collegati così strettamente al disagio sociale come la tossicodipendenza.

La Regione Lazio, e Roma in particolare, è uno dei territori in cui è più significativa la diffusione di esperienze operative basate su tale metodologia. Da circa otto anni, infatti, a Roma e nel Lazio si sono attivati interventi volti a ridurre i danni dall’abuso di droghe e non solo.

LA STORIA

Ciò è stato determinato, innanzitutto, da due elementi storici: fin dal 1988 fu approvata una legge regionale, relativa agli interventi per fronteggiare le infezioni da HIV, in cui venne ufficialmente introdotta la riduzione del danno come una delle strategie pubbliche di azione per contrastare le patologie correlate all’AIDS e, quindi, la tossicodipendenza. Va, tuttavia, ricordato che soltanto qualche anno dopo fu attivata realmente la prima unità di strada a Roma, in quanto la delibera fu bloccata per diverso tempo dai contrasti determinati dall’approvazione della nuova legge nazionale sulle tossicodipendenze (la cosiddetta Jervolino-Vassalli), che rafforzava fortemente le sanzioni a cui poteva andare incontro il tossicodipendente. Alcuni gruppi politici della maggioranza che governava allora la Regione Lazio chiesero, infatti, di impedire l’avvio delle unità di strada, di modificare la legge per eliminare la riduzione del danno, nonché le dimissioni di Carlo Perucci, direttore dell’Osservatorio Epidemiologico del Lazio e ispiratore della norma regionale.

L’altro elemento è relativo alla forte presenza a Roma di associazioni, gruppi e cooperative di matrice laica che dalla fine degli anni ’70 operavano sul problema delle tossicodipendenze; buona parte di tali strutture hanno origine dai Comitati di quartiere, organismi di base particolarmente forti in quel periodo nelle periferie di Roma in cui il problema della diffusione delle droghe si è manifestato precocemente e con particolare virulenza.

Questi fattori, la contemporanea presenza di enti locali attenti alle nuove metodologie di contrasto alle patologie correlate alla tossicodipendenza e di un tessuto operativo esperto sulla problematica e sensibile all’innovazione, hanno quindi determinato l’attivazione, a partire dall’inizio degli anni ’90, di una significativa sperimentazione di tale approccio operativo, utilizzando al meglio le prime possibilità di finanziamento favorite dall’emergenza AIDS sia a livello nazionale che locale, come si evince dalla prima tabella pubblicata in questa pagina.

IL PROGRAMMA INTEGRATO

I dati della tabella sono aggiornati fino al giugno 1994 in quanto dal 1° luglio dello stesso anno fu avviato il “Programma Integrato di Riduzione del Danno nei tossicodipendenti a Roma” (PIRD), promosso dalla Regione Lazio su indicazione dell’Osservatorio Epidemiologico e approvato dal Consiglio Regionale il 29 settembre 1993.

Il PIRD, avviato a luglio 1994 e concluso nel giugno 1996, oltre a coordinare e garantire l’estensione dell’operatività delle unità di strada per tossicodipendenti già in essere, ha permesso l’attivazione dei seguenti servizi:

1) unità mobile di pronto intervento funzionante 24 ore per le emergenze mediche e sociali;

2) tre centri di prima accoglienza, di cui uno aperto dalle 9 alle 21 e due 24 ore su 24, in cui si offrivano diverse opportunità (posto letto, pasti caldi, cambio dei vestiti, cura dell’igiene personale, consulenze legali, sociali, mediche e psicologiche, attività ricreative, ecc.);

3) 32 scambiatori di siringhe, distribuiti nelle zone di operatività delle unità di strada per garantirne il controllo ed il funzionamento;

4) unità mobile di trattamento farmacologico, operante con personale Sert per il decentramento della somministrazione metadonica.

Tutte queste attività sono state costantemente monitorate dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale, che in una pubblicazione (Osservatorio Epidemiologico Regione Lazio, Programma Integrato di Riduzione della Danno nei tossicodipendenti a Roma, in “Progetto Salute” n. 36, marzo 1997, Roma) presentata alla seconda Conferenza nazionale sulla droga, svoltasi a Napoli nel marzo 1997, ha descritto diffusamente i risultati raggiunti dal programma (per motivi di spazio ne riportiamo qui solo i più significativi nella seconda tabella).

Un ulteriore dato significativo emerge da uno studio contenuto nella stessa pubblicazione, relativo alla stima dell’effetto del programma sulla riduzione di incidenza di infezioni da HIV; da esso si desume che: “(..) il programma ha verosimilmente evitato, al 31 dicembre 1996, non meno di 134 nuove infezioni da HIV. Il 34% di tali nuove infezioni si sarebbero verificate tra gli eterosessuali non tossicodipendenti. Nell’ipotesi di prosecuzione del programma e di mantenimento dei comportamenti da esso indotti negli assuntori di droga per via endovenosa, l’effetto previsto a 10 anni dall’inizio del programma sarebbe di 1073 nuove infezioni evitate, di cui il 50% tra i non tossicodipendenti”.

Purtroppo questo auspicio non ha avuto un seguito immediato, in quanto la Regione Lazio non ha rifinanziato il programma; quindi, alcune attività sono state interrotte, temporaneamente o definitivamente, altre sono proseguite grazie anche al concorso del Comune di Roma o di altri enti. Comunque, la Regione ha poi destinato il 35% del Fondo per la lotta alla droga agli interventi di riduzione del danno, che partiranno dal luglio di quest’anno, oltre ad approvare una delibera di indirizzo alla ASL in merito alla riduzione del danno, proprio sulla scorta dei risultati del PIRD.

L’IMPATTO SOCIALE E IL FUTURO

Oltre ai dati quantitativi prima citati, l’impatto che la riduzione del danno ha avuto sugli interventi sociali realizzati a Roma deve essere valutato anche in termini di modificazione degli approcci operativi e soprattutto come accettazione da parte della popolazione di questa tipologia di intervento. Si devono quindi analizzare contemporaneamente tre contesti in cui la riduzione del danno ha inciso: il “mondo” della tossicodipendenza (utenti, operatori e famigliari), quello degli interventi sociali in genere (operatori dei servizi pubblici e del privato-sociale, funzionari e rappresentati degli enti locali ed esperti dei diversi settori) e infine, ma non meno importante, quello dell’opinione pubblica (mass-media, politici, ecc.).

Un primo bilancio che si può delineare dopo la vasta sperimentazione e implementazione di interventi differenziati che si è prima illustrata riguarda diversi aspetti; il primo lo potremmo definire “ideologico”: la rappresentazione della riduzione del danno come azione che faciliti la diffusione della tossicodipendenza si è rivelata un clamoroso boomerang per chi sosteneva tali tesi. A tale proposito è sufficiente ricordare, oltre ai risultati emersi dalla prima Conferenza nazionale sulla droga, tenuta a Palermo nel 1993, e in cui la riduzione del danno fu assunta come una valida metodologia operativa, che il PIRD fu approvato all fine del 1993 all’unanimità da tutti i gruppi presenti nel Consiglio regionale.

Il secondo effetto è quello, che potremmo definire senza mezzi termini dirompente, sul contesto culturale che tale intervento ha provocato nel settore sociale, in generale, e in quello degli interventi sulla tossicodipendenza, in modo particolare. Da un lato, l’assunto che deve essere il servizio a raggiungere l’utente e non viceversa ha determinato un cambiamento epocale nella progettazione e gestione di molte iniziative sociali, forse a volte anche eccessivamente. Ad esempio, l’Unità mobile metadonica è stata gestita interamente da un Sert, che per la prima volta a Roma si trovava nelle stesse piazze dell’utenza; oppure, su un versante completamente diverso, sono ormai due anni che il Comune di Roma ha attivato tre Centri “Informagiovani” mobili, che arrivano in tutti i quartieri di Roma per informare i giovani sulle opportunità lavorative e formative esistenti. Dall’altro lato, la necessità di sospendere qualsiasi giudizio dell’operatore sull’utente tossicodipendente, al fine di intervenire proprio mentre usa droghe e non dopo che ha avviato la fase di “sganciamento”, ha favorito il protagonismo del tossicodipendente nella partecipazione ai processi di intervento e la progettazione di nuove iniziative correlate proprio a questo tipo di azione, che altrimenti non sarebbero state nemmeno mai progettate. Ad esempio, sono ormai 4 anni che sono stati avviati gruppi per genitori e/o partners degli utenti delle unità di strada, cioè di tossicodipendenti attivi e non di persone che stanno portando avanti un programma terapeutico; oppure, si sono attivate delle strutture residenziali a breve termine in cui si accettano per un periodo di tempo limitato (3-4 mesi) persone che sono in terapia metadonica e che devono entrare in comunità, oppure che hanno semplicemente bisogno di un periodo di tregua dalla “piazza”, cioè delle vere e proprie comunità terapeutiche a “bassa soglia”.

L’ultimo, ma non meno importante, elemento è quello della reazione dell’opinione pubblica e in particolare l’accettazione dei cittadini verso le unità di strada che agiscono in territori circoscritti. In questi anni, tranne alcuni episodi isolati e circoscritti a situazioni particolari, c’è stata una sostanziale accoglienza e tolleranza di questo tipo di intervento, con reazioni che vanno dall’indifferenza alla partecipazione attiva. Per quanto riguarda, invece, i mass-media è significativo ricordare che l’unica reazione degna di nota alla delibera della Giunta regionale relativa alla ripartizione regionale del Fondo nazionale per la lotta alla droga, approvata a maggio e in cui si stanziavano circa 4 miliardi per le iniziative di riduzione del danno, è stata l’accusa generica di favorire organismi di sinistra nell’assegnazione dei finanziamenti.

Per quanto riguarda, infine, il futuro degli interventi di questo tipo a Roma e nel Lazio nei prossimi anni, l’approvazione dell’Agenzia per le tossicodipendenze da parte del Consiglio comunale garantisce la scelta politica di proseguire sulla base delle esperienze precedenti (cfr. l’articolo di Silvio Di Francia su “Fuoriluogo” n. 4, 1998), in quanto delineata nel piano programma della nuova Agenzia.

Inoltre, nei prossimi mesi verranno rifinanziati e/o attivati progetti volti alla riduzione del danno che avranno un’entità e un’articolazione decisamente rilevanti e saranno gestite spesso congiuntamente da enti pubblici (ASL ed enti locali) e strutture del privato-sociale (associazioni, cooperative, consorzi, ecc.). Il Fondo nazionale per la lotta alla droga finanzierà, in base ai progetti presentati dal Comune di Roma, 3 unità di strada per tossicodipendenti, 2 di prevenzione e una rivolta alla prostituzione; inoltre, 8 centri diurni a bassa soglia, una comunità residenziale a breve termine e 2 servizi di assistenza legale. Sempre con lo stesso Fondo ma su istanza degli enti ausiliari o della Provincia di Roma sono stati finanziate 2 unità di strada per tossicodipendenti, 2 centri notturni e 2 centri diurni a bassa soglia. Con la quota del Fondo gestita dalla Regione Lazio si attiveranno o rafforzeranno 7 unità di strada per tossicodipendenti, 2 unità mobili metadoniche, 1 unità mobile di pronto intervento, 10 centri a bassa soglia, 3 centri notturni e altre iniziative basate sul concetto di accoglienza senza barriere.

Tutto ciò determina l’esigenza di attivare al più presto un tavolo di coordinamento fra i diversi attori al fine di utilizzare al meglio le risorse e, soprattutto, le opportunità culturali di disseminazione ulteriore di questo approccio metodologico, anche al fine di adattarlo sempre di più ai contesti territoriali dove si opera.

* Associazione Parsec, Roma