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I PUNTI CHIAVE

› Gli obiettivi di Ungass 1998 – la riduzione delle coltivazioni di oppio e coca – non sono stati raggiunti.
Negli ultimi dieci anni la produzione globale di oppio

è raddoppiata e la produzione di cocaina è aumentata
del 20%.

› Il World Drug Report usa una logica distorta per inventare paragoni con la maggiore produzione di oppio di un secolo fa, e le cifre usate nel rapporto sono controverse.

› La Cina non contava «decine di milioni di oppiomani». L’uso di oppio in Cina era in gran parte moderato e relativamente non problematico, spesso destinato a scopi medici.
I primi accordi internazionali per il controllo delle droghe contribuirono a ridurre la produzione e il commercio legali; le attuali convenzioni Onu non hanno contenuto
il mercato nero.

› È un mistero come un raffronto tra 1000 tonnellate
di cocaina prodotta oggi per il mercato nero e le 15 tonnellate prodotte legalmente prima che la cocaina fosse sottoposta al controllo internazionale possa essere presentato come un successo.

› La cornice punitiva della tolleranza zero, che ha preso il posto del precedente modello di regolamentazione, ha determinato le conseguenze non volute citate nel World Drug Report.

› Il regime proibizionista ha portato ad una limitazione della disponibilità di medicine essenziali.

› L’attuale approccio al controllo delle droghe ha fallito. Non servono obiettivi irrealistici, ma un approccio più razionale, pragmatico e umano.

› La proposta del World Drug Report di rendere il sistema «adatto allo scopo» focalizzandosi sulla prevenzione dei reati, sulla riduzione del danno e sui diritti umani è la benvenuta, ma richiede di mettere in discussione la natura punitiva dei trattati.