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Il piano decennale sulle droghe dello zar inglese è stato commentato con cautela in Inghilterra. Il direttore di “Release”, un’associazione di area antiproibizionista, ha dichiarato che “si poteva avere di peggio”, aggiungendo però l’augurio che Hallewell si decida ad affrontare il problema della decriminalizzazione. Altri hanno giudicato il piano generico rispetto ai mezzi con cui raggiungere gli ambiziosi obbiettivi. Abbiamo chiesto un parere a Pat O’Hare, direttore dell’Associazione internazionale sulla riduzione del danno.

Qual è il tuo giudizio sul piano ?
Non è certo una rivoluzione, tuttavia è un altro passo che conferma la politica perseguita in Inghilterra ormai da vent’anni. L’accento è posto più sui trattamenti terapeutici che sulla punizione dei tossicodipendenti. Anche se, guardando nel dettaglio, si scopre che la gran parte dei fondi è destinata alla repressione e alla giustizia, ben il 75%. Si dice che si vuol ridurre questa quota, ma non credo che sarà facile, almeno in tempi brevi.
Non ti sembra un documento infarcito di ideologia, sin dal consunto ritornello iniziale sulla volontà di “creare una società libera dalla droga”?
Certo, ma è un documento politico e va letto come tale.
Che significa?
I politici non sanno rinunciare alla retorica, parlano per compiacere l’opinione pubblica e il loro elettorato. Molti obbiettivi proposti nel piano, come la riduzione del 50% in dieci anni del consumo di eroina e cocaina , non sono realistici, anzi sono decisamente ridicoli. E’ pura demagogia. Così l’enfasi posta sulla prevenzione nelle scuole: sappiamo per certo da moltissime ricerche che non funziona. Anche questo è un fatto di immagine. Ma, se si sa leggere dietro le righe, il piano è abbastanza soddisfacente.
Soddisfacente perché?
Perché il governo non ha cambiato strada e punta sulla terapia più che sulla repressione.
Non è un po’ poco, specie per un governo laburista? Nel piano si enfatizza il legame fra droghe e crimine senza una parola sui rischi della proibizione..
Ma il governo Blair, anche più di quelli di Thatcher e Major, non ha nessuna intenzione di affrontare la questione della proibizione e non cambierà di certo la legge. Un commentatore sull’Indipendent ha scritto che il piano dello zar è “un volo di fantasia”, perché non fa i conti coi danni del proibizionismo. Ma è anche un volo di fantasia pensare che questo governo voglia riformare la legge. Forse un segnale positivo è che si parli solo di riduzione dei consumi di eroina e cocaina e non si faccia accenno alla canapa, ma non ne sarei troppo sicuro.
Torniamo al piano. Un obbiettivo è l’aumento dei tossicodipendenti in cura e dei trattamenti alternativi al carcere, ma senza specificare. Che ne è della riduzione del danno?
La riduzione del danno è ormai un fatto acquisito e fa parte a pieno titolo dei trattamenti. Questi comprendono programmi di metadone a mantenimento e anche la possibilità di prescrivere eroina, non sono solo trattamenti drug free. E’ così anche per i programmi alternativi al carcere: un tossicodipendente in affidamento(treatment and testing order) può ricevere metadone a mantenimento. Il testing viene fatto per verificare se il soggetto continua ad assumere droghe, ma se è trovato positivo anche tre o quattro volte, questo non è motivo per interrompere il programma e riportarlo in carcere.
Parlando dello zar Keith Hellawell, un giornale si è chiesto se quest’uomo valga le 106.000 sterline all’anno (oltre trecento milioni di lire)del suo stipendio. E’ una buona domanda?
Direi di sì, visto che guadagna più di Blair. Hellawell proviene dalle forze di polizia, ed era molto più bravo quando faceva il poliziotto. Si era pronunciato per la legalizzazione della canapa e ha partecipato più di una volta alle Conferenze internazionali sulla riduzione del danno. E’ una persona di buon senso, ma adesso nel suo nuovo ruolo non può dire quello che pensa. Del resto lo zar è una figura ritagliata sull’esempio americano, è un simbolo della “guerra alla droga”. Io non lo farei mai, ma se qualcuno deve farlo..c’è molto peggio di Hellawell.
Dunque per le droghe siamo alla politica del “meno peggio”?
Diciamo che c’è molta retorica, ma dietro le parole si conferma la riduzione del danno.