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Di fronte a una strategia del governo che cerca di coniugare terrorismo informativo sulle droghe e repressione esemplare sui consumi (una repressione ripetuta, inutile e costosa), rivolgo un appello urgente alla Consulta delle società scientifiche e delle associazioni professionali sulle dipendenze patologiche – ma anche alle società scientifiche non presenti nella Consulta, come ad esempio la Società italiana di alcologia – affinché prendano posizione. Se la conferenza governativa di Palermo fu il tentativo grossolano e maldestro di fornire una base di consenso al successivo atto legislativo noto come legge Fini-Giovanardi (disastroso nella forma e nei contenuti), la conferenza di Trieste annunciata per il marzo 2009 da Giovanardi si configura come la celebrazione postuma di quella stessa legge: al tempo ampiamente avversata dalla maggioranza delle associazioni scientifiche, professionali e di volontariato, fu lasciata colpevolmente immodificata dalla coalizione di centro-sinistra che per coerenza di programma doveva abrogarla. Nel frattempo lo spregio della scienza e la predilezione per la propaganda, che mira a dissuadere i consumatori attraverso balle ben confezionate, sembrano essersi solidamente attrezzate con l’ausilio di comitati scientifici fortemente anglofoni e unilateralmente orientati ad aspetti parziali dell’ambito scientifico delle dipendenze. Le neuroimmagini diventano il linguaggio fondante la nuova stagione a-scientifica e autoritaria, e il vaccino anticocaina è l’emblema della soluzione semplificata e illusoria all’ombra della quale si consuma la strategia ipocrita della tolleranza zero.
Tra le varie iniziative del governo spiccano tre perle.
La prima. Sulla certificazione di assenza di tossicodipendenza, l’Accordo attuativo tra Stato e Regioni, allegato A, recita: «Anche per le oggettive difficoltà di rilevazione e di descrizione delle modalità e della frequenza di assunzione delle sostanze stupefacenti e psicotrope da parte del lavoratore, dette procedure (…) non possono fare distinzione tra uso occasionale, uso regolare o presenza di dipendenza al fine di attivare la sospensione cautelativa» (G.U. n. 236 dell’8/10/2008).
La seconda. Uno spot governativo che si commenta da solo: «Le droghe, tutte le droghe, anche se prese una sola volta, danneggiano il cervello perché alterano i neuroni, intaccano le funzioni psichiche, le emozioni, la capacità di decidere e lo sviluppo della personalità. Le droghe ti bruciano il cervello e non ne hai un altro, non usarle mai».
La terza. La campagna sulla sicurezza stradale trasforma un 5-6% di intossicati alla guida, prevalentemente per alcol, in un 47% fasullo ricavato manipolando i dati, da sciorinare ai media in chiave allarmistica.
Di fronte a queste distorsioni dei criteri certificativi, alle informazioni false e alle manipolazioni dei dati, non è forse giunto il momento di sottrarsi all’egemonia dirigista che irride scienza e partecipazione nel tentativo di imporre il proprio marketing dell’immagine? Ricostruiamo uno spazio di autonomia e libertà della ricerca nel rispetto del diritto fondamentale di ogni cittadino a un’informazione corretta e fondata scientificamente per poter scegliere senza tutori o paternalismi, in piena autonomia.
Franco Marcomini